https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/18_giugno_17/russia-infezioni-hiv-aumento-oltre-1-mln-persone-contagiate-97d4aa68-7229-11e8-845f-3f4efe05492d.shtml
Non ci sono campagne di prevenzione e per alcuni, come i gay, sono vietate per legge. Non ci sono controlli obbligatori (come in stato di gravidanza) e nemmeno farmaci
In un momento in cui in Europa occidentale le epidemie da Hiv sembrano ridursi, in Russia ogni anno crescono circa del 10%. Lo riporta Jon Cohen in un recente articolo apparso sulla rivista Science. Ad avere accesso ai farmaci solo un terzo del milione di persone che convive con il virus. In uno studio pubblicato l’anno scorso, Michel Kazatchkine, consigliere speciale di UNAIDS nell’Europa orientale e Asia centrale, insieme ad alcuni colleghi evidenzia la possibilità che il numero di persone infette possa raggiungere in realtà i due milioni.
I numeri dell’infezione
Secondo le stime di UNAIDS, tra il 2010 e il 2015 la Russia ha rappresentato oltre l’80% delle nuove infezioni da Hiv di tutta l’Europa dell’Est e Asia centrale, respingendo l’assistenza del Fondo globale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria, e rifiutando di adottare strategie scientificamente provate per rallentare la diffusione del virus tra le persone che assumono droghe. All’incirca nello stesso periodo, le nuove infezioni nel resto dell’Europa e nel Nord America sono diminuite del 9%. «Negli ultimi anni sono emersi diversi articoli scientifici che evidenziano la situazione nell’Est Europa. Discorso a sé resta invece la Russia, a causa della scarsità dei dati a disposizione. Sono pochi e quelli presenti arrivano soprattutto da zone considerate oasi felici per la pratica clinica, come San Pietroburgo», commenta Silvia Nozza, infettivologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «Il problema della mancanza di prevenzione è molto sentito. L’Hiv viene ancora considerata un’infezione confinata a gruppi di persone, gay e tossicodipendenti, benché si diffonda in tutta la popolazione. Non ci sono campagne di prevenzione e per alcuni, come i gay, sono vietate per legge dal 2013».
Le cause dell’epidemia
Molti sono i fattori di rischio che stanno contribuendo alla diffusione dell’epidemia in Russia. «C’è un notevole consumo di sostanze stupefacenti per via endovenosa e nelle categorie a rischio è aumentata anche la presenza di depressione, a seguito del clima di isolamento sociale: questo, a cascata, facilita ulteriori comportamenti a rischio», spiega la dott.ssa Nozza. Non solo. Molti soggetti contagiati dall’Hiv sono inconsapevoli del proprio stato sierologico: soggetti che portano con sé quantità elevate di virus in circolo, in grado di trasmettere l’infezione ad altri individui. «Inoltre solamente il 70% dei pazienti in trattamento raggiunge una viremia negativa: questo accade per diverse ragioni, tra cui l’uso di farmaci antiretrovirali di vecchia generazione (verosimilmente per il basso costo, ndr) e poiché non sempre ci sono sufficienti scorte di farmaci». Lo stock di farmaci antiretrovirali risulta infatti limitato e questo causa l’assunzione di terapia a singhiozzo, incrementando la possibilità che il virus sviluppi delle resistenze al trattamento. Scarsi i controlli sulle trasfusioni di sangue, assente l’obbligo di sottoporsi al test per Hiv nelle donne in gravidanza: «Il test è raccomandato, ma nella pratica quotidiana senza l’obbligo è possibile che venga omesso. Questo aumenta il rischio di trasmissione materno-fetale».
Una patologia specchio della società
Oltre al virus dell’Hiv, in Russia e nell’Est Europa sono in aumento i casi di tubercolosi: «Entrambe sono un esempio di patologie specchio dell’andamento della società- rileva il professor Andrea Gori, direttore della divisione malattie infettive dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - . Rappresentano patologie dell’emarginazione, capaci di diffondersi in società che portano con sé un atteggiamento volto a non riconoscere i diritti sociali e alla salute dei cittadini». Per contenere la diffusione, fondamentale è la messa in atto di strategie proattive di politica sanitaria capaci di farsi carico delle problematiche socio-sanitarie, come il dilagare della tossicodipendenza e dell’alcolismo». Anche perché: «Naturale conseguenza di un’epidemia senza una reale strategia di contenimento è la possibilità che il virus sviluppi resistenza alle terapie - sottolinea ulteriormente il professor Gori - . Torniamo alla tubercolosi, la cui storia ci insegna: un 4% dei casi di malattia è attualmente XDR, cioè estensivamente resistente ai farmaci. Questa è una delle conseguenze del voler sottovalutare problemi che impattano sulla società». Speculare è il futuro dell’Hiv: «Se non verrà controllata l’epidemia nell’Est Europa, ci aspettiamo un peggioramento sulla disseminazione dell’infezione».
Non ci sono campagne di prevenzione e per alcuni, come i gay, sono vietate per legge. Non ci sono controlli obbligatori (come in stato di gravidanza) e nemmeno farmaci
In un momento in cui in Europa occidentale le epidemie da Hiv sembrano ridursi, in Russia ogni anno crescono circa del 10%. Lo riporta Jon Cohen in un recente articolo apparso sulla rivista Science. Ad avere accesso ai farmaci solo un terzo del milione di persone che convive con il virus. In uno studio pubblicato l’anno scorso, Michel Kazatchkine, consigliere speciale di UNAIDS nell’Europa orientale e Asia centrale, insieme ad alcuni colleghi evidenzia la possibilità che il numero di persone infette possa raggiungere in realtà i due milioni.
I numeri dell’infezione
Secondo le stime di UNAIDS, tra il 2010 e il 2015 la Russia ha rappresentato oltre l’80% delle nuove infezioni da Hiv di tutta l’Europa dell’Est e Asia centrale, respingendo l’assistenza del Fondo globale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria, e rifiutando di adottare strategie scientificamente provate per rallentare la diffusione del virus tra le persone che assumono droghe. All’incirca nello stesso periodo, le nuove infezioni nel resto dell’Europa e nel Nord America sono diminuite del 9%. «Negli ultimi anni sono emersi diversi articoli scientifici che evidenziano la situazione nell’Est Europa. Discorso a sé resta invece la Russia, a causa della scarsità dei dati a disposizione. Sono pochi e quelli presenti arrivano soprattutto da zone considerate oasi felici per la pratica clinica, come San Pietroburgo», commenta Silvia Nozza, infettivologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «Il problema della mancanza di prevenzione è molto sentito. L’Hiv viene ancora considerata un’infezione confinata a gruppi di persone, gay e tossicodipendenti, benché si diffonda in tutta la popolazione. Non ci sono campagne di prevenzione e per alcuni, come i gay, sono vietate per legge dal 2013».
Le cause dell’epidemia
Molti sono i fattori di rischio che stanno contribuendo alla diffusione dell’epidemia in Russia. «C’è un notevole consumo di sostanze stupefacenti per via endovenosa e nelle categorie a rischio è aumentata anche la presenza di depressione, a seguito del clima di isolamento sociale: questo, a cascata, facilita ulteriori comportamenti a rischio», spiega la dott.ssa Nozza. Non solo. Molti soggetti contagiati dall’Hiv sono inconsapevoli del proprio stato sierologico: soggetti che portano con sé quantità elevate di virus in circolo, in grado di trasmettere l’infezione ad altri individui. «Inoltre solamente il 70% dei pazienti in trattamento raggiunge una viremia negativa: questo accade per diverse ragioni, tra cui l’uso di farmaci antiretrovirali di vecchia generazione (verosimilmente per il basso costo, ndr) e poiché non sempre ci sono sufficienti scorte di farmaci». Lo stock di farmaci antiretrovirali risulta infatti limitato e questo causa l’assunzione di terapia a singhiozzo, incrementando la possibilità che il virus sviluppi delle resistenze al trattamento. Scarsi i controlli sulle trasfusioni di sangue, assente l’obbligo di sottoporsi al test per Hiv nelle donne in gravidanza: «Il test è raccomandato, ma nella pratica quotidiana senza l’obbligo è possibile che venga omesso. Questo aumenta il rischio di trasmissione materno-fetale».
Una patologia specchio della società
Oltre al virus dell’Hiv, in Russia e nell’Est Europa sono in aumento i casi di tubercolosi: «Entrambe sono un esempio di patologie specchio dell’andamento della società- rileva il professor Andrea Gori, direttore della divisione malattie infettive dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - . Rappresentano patologie dell’emarginazione, capaci di diffondersi in società che portano con sé un atteggiamento volto a non riconoscere i diritti sociali e alla salute dei cittadini». Per contenere la diffusione, fondamentale è la messa in atto di strategie proattive di politica sanitaria capaci di farsi carico delle problematiche socio-sanitarie, come il dilagare della tossicodipendenza e dell’alcolismo». Anche perché: «Naturale conseguenza di un’epidemia senza una reale strategia di contenimento è la possibilità che il virus sviluppi resistenza alle terapie - sottolinea ulteriormente il professor Gori - . Torniamo alla tubercolosi, la cui storia ci insegna: un 4% dei casi di malattia è attualmente XDR, cioè estensivamente resistente ai farmaci. Questa è una delle conseguenze del voler sottovalutare problemi che impattano sulla società». Speculare è il futuro dell’Hiv: «Se non verrà controllata l’epidemia nell’Est Europa, ci aspettiamo un peggioramento sulla disseminazione dell’infezione».
Nessun commento:
Posta un commento