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Il processo Mediaset che ha portato Berlusconi all'incandidabilità: dalla condanna dopo 10 anni di indagini alla riabilitazione giudiziaria
Il processo Mediaset che ha portato Berlusconi all'incandidabilità: dalla condanna dopo 10 anni di indagini alla riabilitazione giudiziaria
Il caso su cui la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo oggi, riguarda il processo Mediaset, l'unico che abbia portato a una condanna per Silvio Berlusconi.
Un epilogo a cui si è arrivati il 19 ottobre 2013 a oltre 10 anni di distanza dall'inizio delle indagini e con un giudizio di primo grado durato quasi 6 anni. Per i giudici che lo hanno condannato per frode fiscale, Berlusconi, anche se formalmente non ricopriva più cariche formali all'interno delle società, continuava a occuparsi dei suoi affari, disponendo il pagamento a prezzi gonfiati dei film da trasmettere sulle reti Mediaset e producendo fondi neri per oltre trecento milioni di euro, approdati sui conti esteri della famiglia Berlusconi, e alterando i bilanci risparmiando centinaia di milioni di tasse. L'accusa di falso in bilancio, contestata in origine, si era prescritta già nel 2007
"Su quei soldi ci sono le impronte digitali di Berlusconi", disse allora il pm Fabio De Pasquale durante la requisitoria. "Io ho l'orgoglio di essere il primo pagatore di imposte in Italia", aveva replicato il Cavaliere, "Mai ebbi modo di occuparmi della questione diritti tv e non ho mai partecipato alle decisioni sulle dichiarazioni fiscali della società perchè nel periodo 2002/2003 ero presidente del consiglio, una presenza operosa con una forte attività politica anche all'estero".
Ma la Cassazione lo condannò a 4 anni di carcere - di cui 3 condonati per l'indulto - sostenendo che fu "l’ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo". Il 9 maggio 2014 Berlusconi ha varcato per la prima volta il cancello della Sacra Famiglia di Cesano Boscone dove ha scontato la sua condanna occupandosi degli anziani malati di Alzheimer. "Non mi sento riabilitato", dirà nel maggio 2015 al termine dell’affidamento in prova ai servizi sociali, "Ma questa per me è stata un’esperienza toccante, una pausa di serenità".
La sua riabilitazione giudiziaria arriva l’11 maggio di quest’anno, con la conseguente possibilità di candidarsi di nuovo alle elezioni. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano accoglie l’istanza dei suoi legali, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, dopo che erano trascorsi i tre anni che la legge prevede debbano trascorrere dall’espiazione completa della pena per presentare la domanda. Nel provvedimento, i magistrati sottolineano che il condannato "ha dato prove effettive e costanti di buona condotta" e che la pena "è stata interamente espiata con superamento positivo dell’affidamento in prova alla Sacra Famiglia".
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