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Già finita l'euforia per la «manovra del popolo» Niente conferenza stampa, ospitate tv annullate
Una frenata dopo alcune manovre pericolose. Una inversione a «U» sul fronte della crescita e infine lo scontro con la realtà.
Il governo prende atto dell'andamento lento della nostra economia. Mette da parte la promessa di un «anno bellissimo», annunciata da Giuseppe Conte nel febbraio scorso (anche se si impegna a non alzare l'Iva e non imporre nuove tasse) e fotografa con il Def una realtà complicata con un Pil tendenziale 2019 a +0,1% e il programmatico +0,2% (il primo incorpora le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, il secondo sconta gli effetti delle misure di finanza pubblica che il governo intende adottare).
Già finita l'euforia per la «manovra del popolo» Niente conferenza stampa, ospitate tv annullate
Una frenata dopo alcune manovre pericolose. Una inversione a «U» sul fronte della crescita e infine lo scontro con la realtà.
Il governo prende atto dell'andamento lento della nostra economia. Mette da parte la promessa di un «anno bellissimo», annunciata da Giuseppe Conte nel febbraio scorso (anche se si impegna a non alzare l'Iva e non imporre nuove tasse) e fotografa con il Def una realtà complicata con un Pil tendenziale 2019 a +0,1% e il programmatico +0,2% (il primo incorpora le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, il secondo sconta gli effetti delle misure di finanza pubblica che il governo intende adottare).
Si muovono gli zeri e le virgole con il deficit che passa dal 2,04 al 2,4%. Quindi un maggiore disavanzo, un rapporto debito/Pil più alto, meno occupazione ed effetti limitati dal reddito di cittadinanza e da quota 100, con un dissidio neppure troppo nascosto con il titolare dell'Economia sulla crescita programmata, lo 0,2%, ma anche sulla flat tax a due aliquote a cui il documento accenna appena, senza prendere impegni perentori.
L'accoglienza del Documento di economia e finanza da parte degli azionisti del governo non è certo segnata da un clima di festa. Nessuna conferenza stampa, come invece avviene di solito, nella sede del governo e gli appuntamenti dei due vice a due trasmissioni televisive, precedentemente annunciati per stasera, che vengono annullati. Una atmosfera completamente diversa se non opposta rispetto all'approvazione della manovra del popolo il 28 settembre scorso, con i famosi festeggiamenti dei ministri Cinquestelle, Luigi Di Maio in testa, sul balcone di Palazzo Chigi. Un'immagine, quella del vicepremier e dei suoi colleghi di partito con il segno «V» di vittoria, fortemente criticata perché assimilata a un altro balcone, quello di Palazzo Venezia durante il fascismo. Oggi quel fermo immagine sembra lontanissimo, anche se il luogo in cui si chiude l'intesa è lo stesso di pochi mesi fa.
L'opposizione, naturalmente, ha gioco facile nell'attaccare il governo e sostenere che sul Def «nessuno ci mette la faccia». Matteo Salvini si affida a un breve comunicato: «Positivo giudizio sul Def. La Flat tax si farà, nel documento se ne parla in due passaggi». Silvio Berlusconi attacca: «Il Fondo monetario internazionale conferma ciò che gli italiani hanno compreso già da molti mesi: l'economia italiana ha prima rallentato, poi si è fermata. Non c'è crescita, dunque non c'è lavoro. È l'ennesima dimostrazione che questo governo a trazione Cinquestelle ha sbagliato completamente la sua politica economica. Le misure approvate hanno aumentato il debito pubblico senza creare sviluppo, il Def così come è stato annunciato non scongiura l'aumento dell'Iva e non inverte certo la rotta: ci vorranno anni per riparare a tutti questi errori». E sia Maurizio Gasparri - «più che fuga per la vittoria qui siamo a fuga per la sconfitta, è questo il nuovo film interpretato dal governo» - che Anna Maria Bernini puntano il dito sulla rottura della tradizione comunicativa e sulla mancata illustrazione pubblica del Def. «Dopo il Consiglio dei ministri più breve della storia, premier e ministri sono fuggiti senza aprire bocca per non ammettere il disastro in cui hanno trascinato il Paese». Un atteggiamento «offensivo, aggravato da una breve nota che non spiega nulla. Ancora non sappiamo se l'Iva aumenterà o no, mentre la Flat tax è rinviata alle calende greche: l'unica certezza è che il governo si arrende alla recessione. Sembra una mano di poker al buio con i giocatori che hanno finito le fiches e scappano per non pagare i debiti».
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