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Il Karitè è un albero d’alto fusto appartenente alla famiglia delle Sapotaceae che può raggiungere i 15 metri d’altezza e il metro di diametro; la corteccia molto spessa, con molte fenditure che creano delle placche rettangolari, lo protegge efficacemente dai fuochi della savana. E’ una pianta con una forma un po’ tozza e con una chioma sferica o emisferica molto ramificata che ricorda un pò l’aspetto della quercia; le foglie, che si presentano a ciuffi sui rami tozzi, sono di forma allungata. Il karitè fiorisce da dicembre a marzo e i fiori, molto profumati, di un colore che va dal verde al giallo scuro, nascono a gruppi alle estremità di rami che sono, in questo periodo, per lo più già privi di foglie. Il frutto, di forma ovoidale, (5-8 cm di lunghezza e 3-4 cm di larghezza) è simile ad un avocado ed ha una polpa carnosa, dolce e commestibile. Contiene un seme (a volte due) rosso scuro (lungo fino a 4 cm) circondato da un guscio sottile e lucido. All’interno del seme si trova una mandorla biancastra molto grassa che darà, dopo la trasformazione, il famoso “burro di karité”.
Cresce spontaneamente nelle savane dell’Africa subsahariana (dal Senegal, Gambia e Guinea fino all’Africa centrale attraverso il Mali, il Nord della Costa d’Avorio, il Burkina-Faso, il Nord del Ghana, del Togo e del Benin e la Nigeria) in un clima tropicale con una stagione delle piogge e un lungo periodo di stagione secca.
L’albero di karité ha una vita molto lunga, fino 200 anni ma una crescita molto lenta: inizia a dare frutti all’età di 15 anni, entra in piena produttività soltanto a partire dai 25 anni e raggiunge la massima produzione di frutta dai 50 ai 100 anni. La produzione media varia dai 15 ai 20 chili di frutta fresca per albero da cui si ricavano dai 3 ai 4 kg di semi.
UN PO’ DI STORIA…
La maggior parte dei riferimenti che abbiamo dell’Africa prima del XIX° secolo sono del grande viaggiatore ed esploratore scozzese Mungo Park, il primo che risalì il fiume Gambia, verso la fine del 1700 e che fece conoscere in Europa i pregi del Burro di Karité (il nome scientifico, Butyrospermum parkii è stato dato in suo onore). Nel suo libro “Viaggio in Africa” descrive l’uso e la ricchezza che esso costituiva per le popolazioni indigene: ” ..i commercianti portano sulla costa della Gambia ferro, delle gomme odorose e del shetoulou, il che significa letteralmente “burro d’albero” o burro vegetale. Questo burro è estratto da una specie di noce, con dell’acqua bollente, come spiegherò successivamente. Somiglia al burro ordinario e ne ha la consistenza… Le popolazioni locali ne fanno un grande consumo e quindi è sempre molto ricercato… …Gli indigeni erano sempre occupati a raccogliere i frutti dell’albero “shea”; quest’albero cresce abbondantemente in tutta questa zona Bambara. Non è piantato dagli abitanti ma cresce spontaneo nei boschi. Quando si disboscano le foreste per coltivare la terra, si tagliano tutti gli alberi, eccetto gli “sheas”. Quest’albero somiglia molto alla quercia americana, la parte centrale del frutto, che somiglia un po’ all’oliva della Spagna, viene essiccata al sole e bollita nell’acqua ottenendo un burro vegetale. Il burro che ne proviene, oltre al vantaggio che ha di conservarsi tutto l’anno senza sale… è uno dei principali articoli del commercio interno di queste regioni. …” Ibn Batouta, sultano del Marocco, ambasciatore, storico e grande viaggiatore che intraprese il suo viaggio in Mali nel 1352, ha lasciato uno scritto precedente agli esploratori europei in cui riferisce dei legami dell’Africa con il burro di karité.
LE DONNE CUSTODI DELL’ALBERO SACRO
Il karité è considerato un albero sacro che non si deve mai tagliare né danneggiare.
La vita del villaggio delle popolazioni del Sahel è scandita dal ritmo di questo albero poiché la donna da luglio a dicembre è occupata nella raccolta e nella preparazione del karitè. Un’attività di grande valore che contribuirà al benessere per tutto l’anno tanto per le cure della famiglia che per i fabbisogni di grassi dell’alimentazione. Quindi custodi di questo albero magico sono le donne poiché solo loro hanno il potere di alleviare gli spiriti dell’albero con i loro canti e le loro danze. Raccolgono, schiacciano, cucinano, mescolano e lavorano le palle di karité per venderle sui mercati: il denaro del karité è esclusivamente quello delle donne. Questo denaro permette loro di comperare cibo, tessuti, spezie..
Il burro era tradizionalmente utilizzato a fini domestici (alimentari e cosmetici); oggi quest’attività fornisce un reddito integrativo a numerose donne.
LA RACCOLTA DEI FRUTTI
La raccolta ha luogo tra metà giugno e metà settembre durante la stagione delle piogge, quando i frutti sono maturi e cadono naturalmente al suolo. È molto importante raccogliere soltanto i frutti caduti e non quelli ancora presenti sull’albero. Infatti, quest’ultimi non hanno ancora raggiunto il loro pieno livello di maturità, e contengono dunque meno olio da cui si ricaverà il burro. Sono numerose le precauzioni che devono essere prese durante la raccolta: i frutti rimangono in buone condizioni se non sono lasciati troppo a lungo sul suolo sotto gli alberi altrimenti la germinazione comincia e ciò riduce la quantità di olio nei semi ed aumenta la loro acidità. Inoltre, occorre trattare i frutti con precauzione poiché se schiacciati ammuffiscono facilmente. Terminata la raccolta, la preparazione deve avvenire immediatamente in quanto il periodo secco successivo al periodo di raccolta farebbe rovinare i semi.
La raccolta e la fabbricazione del burro è un’attività specificamente femminile in Africa dell’Ovest da cui il suo soprannome di “ma delle donne”. Il raccolto è tradizionalmente trasportato in grandi canestri o calebasse posate sulla testa. Gli alberi più vicini ai villaggi sono i primi a essere visitati; quindi occorre percorrere grandi distanze nella boscaglia per raggiungere altri alberi. Se l’anno è buono, ogni persona può facilmente riportare una quarantina di chili di frutta al giorno. Tuttavia, molte centinaia di chili di frutta sono necessarie poiché 100 kg di semi essiccati danno soltanto 20 kg di burro.
Le caratteristiche dell’albero di Karitè e le precauzioni da usare per la raccolta dei frutti hanno scoraggiato qualsiasi velleità di piantagione tanto più che la capacità germinativa dei semi non è buona e i frutti maturano in cinque mesi; inoltre gli incendi e gli attacchi di insetti, ostacoli certo non trascurabili, hanno fatto si che non si investisse in questa produzione. Tutto ciò rende ancora più prezioso il burro di karitè.
LAVORAZIONE
Secondo il metodo tradizionale i semi sono innanzitutto selezionati e lavati a mano, schiacciati con un pillo, arrostiti, ridotti in una pasta che è in seguito immersa in un vaso d’acqua bollenta e poi filtrata varie volte per eliminare le varie impurità. Il burro di karité ottenuto è limpido e di colore miele.
Dato che il burro di karitè un componente specifico per molti prodotti cosmetici che troviamo in commercio i vari laboratori utilizzano due metodi d’estrazione più rapidi che sono la pressione meccanica e l’estrazione per solvente.
Con l’estrazione meccanica a freddo da semi selezionati e ben conservati si ottiene un burro puro e naturale, di colore bianco-avorio, che conserva tutti i suoi principi attivi; ma questo metodo non permette di estrarre la totalità del burro presente nei semi, il rendimento è molto basso e il prezzo più elevato. Quindi, per ragioni di costi, spesso viene utilizzato un burro ottenuto tramite estrazione chimica. Questo metodo è più proficuo ma ha l’inconveniente di distruggere una parte dei principi attivi e il burro di karité ottenuto è di qualità inferiore.
PROPRIETA’
Il seme del frutto contiene circa il 50% di grassi ricchissimi di vitamine A, B, E e F, ma la caratteristica esclusiva che lo rende davvero unico è l’altissimo contenuto (dal 12% al 18%) di insaponificabili, sostanze fondamentali per il miglioramento della tonicita’ e dell’elasticita’ della pelle. Inoltre secondo la tradizione locale sembra che esso favorisca anche l’aumento della circolazione, permettendo una riossigenazione del tessuto epidermico e migliorando l’eliminazione degli scarti metabolici.
Le sue proprietà emollienti, lenitive, idratanti, elasticizzanti, cicatrizzanti, antismagliature, antiossidanti, filtranti e protettive nei confronti dei raggi solari, preventive dei danni cutanei provocati dall’esposizione alla luce, quali formazione di radicali liberi e comparsa precoce di rughe, e riepitalizzanti fanno del burro di karitè un componente specifico per molti prodotti che troviamo in commercio. Ma solitamente la percentuale di burro contenuta in tali prodotti è molto bassa ed è quindi consigliato utilizzare il burro di karitè puro.
L’ALBERO DELLA GIOVINEZZA – USI TRADIZIONALI
In Africa l’albero del karitè è chiamato “albero della giovinezza”. È l’albero generoso che con le sue innumerevoli proprietà permette di nutrirsi e di curarsi e si dice che doni gioventù eterna alle donne.
Il burro di karitè che si trova nella maggior parte dei mercati ha generalmente un odore molto pronunciato. Per fare scomparire o attenuare l’odore sgradevole del burro, gli Africani lo fanno riscaldare per diverse ore aggiungendo di tanto in tanto un po’ d’acqua e talvolta olio di cocco per rendere il burro di Karité un po’ meno compatto. Evaporandosi, trascina le sostanze odorose volatili. Le giovani a volte vi aggiungono scorze di limone, del mentolato o anche del profumo.
I tre principali utilizzi tradizionali del burro di Karité in Africa sono l’alimentazione, la cosmesi e l’impiego medico.
Dato che quando è fresco e cucinato il suo gusto non è sgradevole, gli Africani utilizzano il burro di Karité soprattutto come condimento, salse o fritture, la buccia e la polpa del frutto sono mangiate crude o cucinate secondo antiche ricette. Il burro di Karité è stato a lungo il solo cosmetico delle donne africane e numerose etnie lo considerano come la più preziosa delle creme. È soprattutto utilizzato fin dall’antichità come protettivo contro l’azione del sole e del vento e per problemi di disidratazione. Generalmente, uomini, donne e bambini si massaggiano il corpo con una noce di Karité per avere effetti riposanti. Le donne usano il burro di Karité per ammorbidire il cuoio capelluto, per fare maschere capillari e per fissare le pettinature. Tutta la popolazione se ne serve come protezione solare.
Dal punto di vista terapeutico, il burro di Karité è utilizzato per massaggi contro i reumatismi, gli indolenzimenti, le bruciature, le storte, le lussazioni, gli eritemi solari, le ulcerazioni e le irritazioni della pelle; inoltre è anche utilizzato dalle donne incinte che lo spalmano sul corpo ed in particolare sul ventre, inizialmente per prevenire le smagliature ed in seguito per indurre i muscoli e per accelerare la cicatrizzazione del cordone ombellicale.
Gli Africani utilizzano il burro di Karité di seconda scelta, proveniente da semi già germinati o dai residui della lavorazione, per preparare saponi, unendolo a saponi di cocco in una proporzione da 15 al 20%, per fare candele e come mangime per il bestiame.
In realtà le popolazioni africane usano ogni parte della pianta: il latte delle foglie, della scorza, del midollo del tronco, che serve come colla e come base resinosa per il cheving-gum e il legno, che è molto duro e pesante e viene utilizzato per costruzioni e per oggetti di cucina.
HO IL BURRO DI KARITE’….COME LO UTILIZZO?
Esso si presenta con una consistenza burrosa, ma fonde alla temperatura corporea e può quindi essere steso facilmente sulla pelle facendolo scaldare nella cavità della mano prima dell’applicazione; inoltre, poichè possiede un elevato grado di assorbimento, può essere spalmato sulla pelle del viso e del corpo senza lasciare l’ effetto di unto. Se si desidera una consistenza più morbida, per effettuare ad esempio massaggi, è possibile aggiungere degli olii; scaldare il burro in un barattolo di vetro immerso nell’acqua di un tegame, far sciogliere a fuoco lento e una volta liquido aggiungere poco olio (di mandorle, di canapa, di germe di grano etc..) mescolare bene e far raffreddare; fare attenzione a non eccedere nella quantità di olio altrimenti una volta raffreddato il burro non si solidifica. Per attenuare il suo caratteristico odore è possibile unire degli oli essenziali preferibilmente quando è sciolto per amalgamere bene il profumo. Attenzione a non usare essenze agrumate che possono essere fotosensibili e causare macchie sulla pelle se esposta alla luce.
Viso: dona elasticità, idratazione e protezione a tutto il viso ed alle labbra ed è un prezioso cosmetico naturale antirughe e antietà per il viso ed il décolleté, rallenta l’invecchiamento cutaneo, attenua le rughe già esistenti fino, in molti casi, a farle scomparire ed è in grado di restituire alle pelli non più giovani una straordinaria elasticità e compattezza. E’ utile anche per le narici secche e irritate dal freddo, vento o polvere: porre una piccola quantità di burro in ogni narice.
Corpo: spalmare una noce di burro su tutto il corpo insistendo sulle parti più secche o ruvide. La pelle sarà più liscia e idratata e la sensazione di benessere muscolare è immediata. Si può aggiungere anche un cucchiaio di karitè nell’acqua calda del bagno cosicchè uno strato sottile si depositerà su tutto il corpo. E’ ideale dopo la depilazione
Neonato: spalmare il burro sul corpo per prevenire irritazioni e arrossamenti dovuti al contatto con il pannolino.
Donna in gravidanza: previene la formazione di smagliature sia sull’addome che sul seno; durante l’allattamento previene la formazione di ragadi.
Capelli: per un’azione rivitalizzante e ristrutturante prima dello shampo porre il burro sulla lunghezza dei capelli e avvolgere con un’asciugamano caldo per far assorbire le proprietà alla cheratina. Dopo l’asciugatura si può applicare sulle punte secche una piccola quantità per un’azione nutriente e lucidante. Prima del bagno in acqua salata è utile per proteggere dall’azione disidratante della salsedine.
Uomo: è un ottimo lenitivo dopo la rasatura per ammorbidire la pelle del viso e prevenire arrossamenti.
Freddo-sole: il burro di karitè protegge la pelle dagli agenti atmosferici; è ottimo per difendere la pelle dall’azione aggressiva del freddo durante la stagione fredda in quanto fa da schermo e previene arrossamenti e screpolature e continuerà per lunghe ore a nutrire la vostra pelle. Prima dell’esposizione al sole protegge la pelle dai raggi solari, causa di irritazioni ed eritemi, evitando nel contempo il suo invecchiamento; dopo l’esposizione ridona la giusta idratazione e fissa l’abbronzatura.
Sport: il karité è singolarmente benefico per lo sportivo. Il suo utilizzo secolare in Africa per la massa muscolare ne ha fatto il prodotto di base per lo sportivo di alto livello; accelera il riscaldamento e facilita il recupero migliorando lo scarico e l’eliminazione delle tossine dal muscolo.
Persone allettate: se applicato più volte al giorno con leggero massaggio, ammorbidisce e rafforza la pelle delle parti su cui pesa il corpo, prevenendo la formazione di irritazioni, arrossamenti e piaghe.
Inoltre per le sue innumerevoli proprietà è utile per eritemi, dermatiti, ustioni, couperose, pruriti, eczemi, psoriasi, ulcere cutanee,dopo un’ingessatura e per ammorbidire e prevenire calli.
LEGGENDA
Per alcuni popoli, gli alberi contengono la forza e l’anima degli degli Dei. Per questo si rivolgono ad essi cantando e pregando, come fece una donna che non aveva figli e desiderava tanto averne uno. Seguì il consiglio di una vecchia che la sentì pregare e chiuse in una calebasse, ovvero una grossa zucca vuota, sette palline di burro di karitè. Per sette sere dovette cantare una canzone davanti alla zucca; la settima sera alzò il coperchio e al posto del burro di karitè, vide una bellissima bambina bianca. Ma quella bambina, proprio perchè era fatta di burro, non doveva uscire alla luce del sole e non doveva lavorare.
Quando crebbe era così bella che molti principi la chiesero in sposa, ma solo uno di essi la sposò promettendo di non farla mai lavorare. Tutto andò bene finchè il principe non dovette partire e la lasciò nella reggia con le altre mogli che erano stanche di lavorare anche per lei e che cominciarono ad insultarla. Così la donna di burro uscì a lavorare e, con il sole, si fuse e tornò ad essere solo burro di karitè. Si dice che la sua anima sia tornata a vivere nell’albero di karitè, dove gli spiriti del burro possono essere utili agli uomini.
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