Il vertice del Ppe a Sofia è la prima uscita pubblica dell'ex premier che ha respinto il parallelo tra le critiche provenienti da Bruxelles ad un esecutivo M5s-Lega e quelle che riguardarono il suo governo nel 2011. "L'Ue sta cercando di darci una mano"
"IN EUROPA c'è una grande preoccupazione" per i contraccolpi economici di un eventuale governo M5s-Lega, "ma non c'è nessun complotto". Lo ha detto il leader di Fi, Silvio Berlusconi, al termine del vertice Ppe di Sofia. Preoccupazione che l'ex premier ha detto di condividere "per quel che succede ai mercati, ai risparmiatori: preoccupazione è la parola giusta per descrivere e fotografare la situazione".
Quello di Sofia, per il leader di Fi è un appuntamento importante: si tratta infatti della sua prima uscita pubblica dopo la 'riabilitazione' ottenuta dal tribunale si sorveglianza di Milano. La trasferta bulgara cade nel pieno delle trattative tra M5s e Lega per la formazione del governo. Secondo gli osservatori, la linea di Arcore sarebbe quella di non attaccare Matteo Salvini per non sabotare, almeno ufficialmente, l'eventuale intesa giallo-verde. Il timore, raccontano, è che lanciare affondi contro il nascente esecutivo tra Cinque stelle e leghisti di cui è socio di maggioranza il Carroccio, principale alleato di Fi, potrebbe avere un effetto boomerang e penalizzare il centrodestra.
Ma Berlusconi, appena giunto, non si è fatto sfuggire l'occasione per far sentire forte e chiara la sua 'voce europeista'. Berlusconi ha infatti respinto il parallelo tra le critiche provenienti da Bruxelles al governo M5s-Lega e quelle che riguardarono il suo governo nel 2011, una vicenda di cui oggi ha parlato anche Alessando Di Battista: "Più che gli scandali di B. è stata la congiura dello spread ad averlo abbattuto", ha detto il leader dell'ala ortodossa dei 5 Stelle. Ma anche se Forza Italia all'epoca denunciò "un complotto" ai danni del governo italiano con il tracollo che portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi, oggi l'ex premier nega che sia qualche euro-complotto nei confronti dell'Italia. "È il contrario del complotto - ha spiegato - l'Europa sta cercando di darci una mano, c'è la voglia di aiutare l'Italia a uscire dalla situazione in cui siamo".
I leader del Ppe, ha poi aggiunto, "sanno del mio passo di lato per evitare le elezioni estive, mi hanno espresso grande preoccupazione", ha detto Berlusconi. "Preoccupazione è la parola che fotografa la situazione attuale, io sono rimasto con la presidenza del Ppe e mezz'ora con il presidente del partito. C'è moltissima preoccupazione in tutta Europa. E anche io sono molto preoccupato per quello che può succedere alle aziende e ai risparmiatori", ha detto Berlusconi."Le notizie che sono emerse, i comportamenti che abbiamo potuto vedere - ha aggiunto riferendosi agli scenari italiani sul governo - sono cose che inducono a delle riflessioni e a una grande preoccupazione".
Berlusconi ha anche smentito la possibilità di un suo ritorno imminente in Parlamento, magari con un'elezione supplettiva: "Non sono tentato - ha detto - Per ora non c'è nessun programma. Vediamo poi che cosa succede"
Il leader di Forza Italia da Sofia alla fine del vertice del Ppe
"In Europa c'è una grande preoccupazione" per i contraccolpi economici di un evenutuale governo M5S-Lega. Lo dice il leader di Fi, Silvio Berlusconi, al termine del vertice Ppe di Sofia. Secondo Berlusconi, "non c'è nessun complotto dell'Europa nei confronti dell'Italia, al contrario. Non è un complotto è il contrario del complotto - ha detto Berlusconi - l'Europa sta cercando di darci una mano, c'è la voglia di aiutare l'Italia a uscire dalla situazione in cui siamo".
La prospettiva che M5S e Lega possano far partire un governo "desta moltissima preoccupazione, in tutta Europa". Così Silvio Berlusconi da Sofia, dove partecipa al vertice del Partito popolare europeo (Ppe).
http://www.adnkronos.com/2018/05/29/sorpresa-con-una-birra-spiaggia-presa-pugni-dai-poliziotti_nxO4kwHIGTeNr7HKxox9pK.html Sorpresa a bere birra in spiaggia, presa a pugni e arrestata dalla Polizia. E' quanto accaduto a una donna di 20 anni, Emily Weinman, che era al mare con il marito, la figlia piccola e un gruppo di amici a Wildwood, nel New Jersey. (Usa). Quando la polizia le ha chiesto di esibire un documento di identità in quanto il limite di legge per bere alcolici nello Stato è di 21 anni lei ha rifiutato e il poliziotto l’ha immobilizzata a terra, tirandole ben due pugni sulla testa. La donna, prima di essere immobilizzata, è stata sottoposta anche a un alcol test che è risultato comunque negativo. Intorno tutti gridavano mentre una delle persone presenti ha postato su Twitter questo video che dimostra quanto accaduto.
Nuove elezioni manderebbero il Paese nel caos, va ripetendo da tempo Silvio Berlusconi, da sempre restio al voto anticipato rispetto agli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ora che le trattative di governo sembrano davvero arrivate al capolinea, con M5S e Lega in testa incapaci di trovare un'intesa per esprimere una maggioranza stabile in Parlamento, e dopo le parole del capo dello Stato che invita i partiti a far partire subito ''un esecutivo neutrale e di garanzia'', il pressing di via Bellerio per tornare alle urne si è fatto sempre più forte su Arcore.
AUTUNNO - Il Cav prova a resistere e a rinviare all'autunno le urne, sapendo che dovrà inseguire l'alleato leghista, che continua ad avere il boccino in mano, forte del rinnovato asse con Luigi Di Maio. E a Salvini che gli chiede di ''mantenere la parola data" e votare ''per cambiare l'Italia da soli'', l'ex premier replica con una nota del presidente dei deputati azzurri, Maria Stella Gelmini: ''Non ci spaventa il voto (confronto elettorale) ma l'estate non aiuta la partecipazione. Meglio autunno". Il capogruppo forzista alla Camera spiega che la questione sarà oggetto di confronto con gli alleati: ''Forza Italia, coerentemente con il voto degli italiani, valuterà posizione con alleati tenuto conto degli impegni presi tra i leader".
EXTREMA RATIO - Berlusconi, raccontano, durante il vertice di domenica sera e quello prima del terzo giro di consultazini a palazzo Grazioli, avrebbe spiegato che sarebbe meglio evitare il voto anticipato considerato una extrema ratio, da tirare in ballo solo in caso di fallimento di qualsiasi tentativo per formare un governo ponte. L'Italia ha bisogno di stabilità, di un esecutivo per le urgenze del Paese, non ci possiamo permettere di stare a guardare, è il leitmotiv dell'ex premier sin dal primo giro di consultazioni al Colle.
FLOP ESTATE - Per Berlusconi votare in autunno significherebbe evitare il forte rischio di un flop elettorale, favorito dalla forte astensione in caso di apertura delle urne sotto l'ombrellone, e nello stesso tempo allontanerebbe sempre di più lo spettro di un'Opa leghista su Forza Italia, che il segretario del Carroccio potrebbe lanciare una volta sciolte le Camere in anticipo.
STRASBURGO - C'è poi chi ritiene tra gli azzurri che rinviare ad ottobre l'appuntamento elettorale potrebbe essere un'occasione per il Cav se intanto, entro l'estate appunto, dovesse arrivare l'attesa sentenza della Corte europea di Strasburgo: un verdetto positivo consentirebbe all'ex premier di liberarsi dell'handicap dell'incandidabilità e sfidare il leader del Carroccio con lo stesso peso politico. Se è vero che Berlusconi ha vari dubbi su nuove elezioni, non può però permettersi fughe in avanti, perché darebbe a Salvini il pretesto per fare un governo con i Cinquestelle.
Non rispondiamo alle provocazioni... Silvio Berlusconi ha riunito lo stato maggiore di Fi a palazzo Grazioli per fare il punto della situazione dopo il fallimento del governo giallo-verde per il muro contro muro tra M5S-Lega e Colle. All'incontro erano presenti i capigruppo Anna Maria Bernini, Maria Stella Gelmini, l'ex presidente dei deputati Renato Brunetta, il vicepresidente della Camera, Mara Carfagna e Giorgio Mulè, portavoce unico dei gruppi. Sul tavolo ancora una volta il nodo dell'alleanza con il Carroccio.
BERLUSCONI - In casa Fi non va proprio giù la politica leghista del 'doppio forno' e c'è il forte sospetto che Salvini alla fine voglia lo strappo e stia solo cercando il pretesto per 'scaricare' il presidente azzurro e correre da solo alle prossime politiche, magari attraverso una sorta di accordo di desistenza con i Cinque stelle. Per questo, riferiscono fonti azzurre, l'ex premier avrebbe chiesto ai suoi di non fornire a via Bellerio nessun pretesto, perché Fi non deve assolutamente fare l'errore di intestarsi un eventuale strappo.
Visto lo stallo attuale, raccontano, Berlusconi sarebbe convinto che si andrà presto alle urne e per ora bisogna attendere l'evolversi della situazione e ribadire che l'unità della coalizione di centrodestra resta l'unico orizzonte politico possibile. Non a caso, Gelmini durante il direttivo di ieri a Montecitorio ha spiegato che ''per Forza Italia e Berlusconi la stella polare resta il centrodestra unito: alle prossime elezioni vogliamo presentarci agli italiani con la stessa coalizione - supportata da un programma già condiviso con gli alleati - che lo scorso 4 marzo è risultata la più votata".
SALVINI - Ieri Salvini , durante un incontro con i suoi parlamentari alla Camera ha serrato i ranghi spiegando tutti passaggi che hanno portato il 'governo del cambiamento' a infrangersi sul muro del Colle, confermando l'asse con M5S in vista delle prossime politiche e la politica del 'doppio forno', ovvero con i grillini e Fi. A dimostrare la sintonia con Di Maio, i toni meno duri usati ieri sera da entrambi nei confronti di Mattarella - emblematico il fatto che il capo politico del M5S abbia frenato sull'impeachment dicendosi pronto a "collaborare col Capo dello Stato" - tanto da far pensare all'ipotesi di un governo politico, ancora una volta targato M5S-Lega.
Quanto all'alleanza con Fi, Salvini avrebbe sottolineato la necessità di tenere unita la coalizione di centrodestra, ribadendo, nello stesso tempo, tutto il suo disappunto e amarezza per le uscite pubbliche di alcuni big azzurri, soprattutto quelle sull'anti-europeismo della Lega. In particolare, il segretario del Carroccio, raccontano, avrebbe fatto i nomi di Tajani, Gasparri e Brunetta. Parlano di coalizione unita e poi mi insultano, non riesco a capire, avrebbe detto in sostanza Salvini. Un modo per mandare un messaggio preciso a Silvio Berlusconi, che predica l'unità ma non riesce a tenere la linea, visto che alcuni azzurri non 'osservano' l'input di Arcore e colpiscono l'alleato Lega.
Anche lunedì Salvini si era lamentato di ''alcune dichiarazioni spiacevoli pronunciate da esponenti di Fi", che lo hanno definito ''traditore, irresponsabile e razzista''. Il leader del Carroccio non avrebbe digerito queste frasi, considerandole un attacco gratuito, che non aiuta certo a rasserenare il clima interno al centrodestra. Non a caso, ieri Salvini avrebbe fatto una sorta di 'black list', con tanto di nomi. Anche Nicola Molteni avrebbe puntato il dito su chi in Forza Italia continua ad attaccare la Lega pur chiedendo un centrodestra unito.
Il retroscena lo svela Francesco Verderami sul Corriere della Sera. E riguarda l'incontro, durante le consultazioni di ieri, tra il premier incaricato Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi. Il quale, pare, neppure voleva andarci, ma poi s'è comunque presentato "col sorriso d'ordinanza", finendo addirittura col dare consigli all'inesperto interlocutore e solidarizzando con lui per gli attacchi arrivatigli dai media: "Segua il metodo di Margaret Thatcher, come ho sempre fatto io. I giornali non li legga, mi dia retta". E via dicendo. Per poi concludere dicendo a Conte che lui e Forza Italia, comunque, la fiducia al suo governo non la daranno. Nulla di personale, ovviamente.
I rapporti tra Berlusconi e Salvini non sono mai stati così tesi. Il Cavaliere apre al Pd e scarica i 5Stelle, mentre Salvini conferma i contatti con Di Maio e grida «mai col Pd, sarebbe un tradimento!». Il palazzo del centrodestra vacilla, dopo una notte e un' intera giornata (quella di ieri) passata a picconarne le fondamenta. Da una parte c' è il demolitore Cavaliere, che danneggia l' asse con i grillini che avrebbe garantito (secondo Salvini) un tetto comodo per tutti, ma il progetto non piace agli azzurri e alla Meloni che temono di restare confinati sul terrazzo. Dall' altra parte c' è Matteo, che da mesi soffoca l' istinto da sfasciacarrozze ma ormai si sente tradito dai coinquilini Silvio e Giorgia.
Così medita di traslocare. Ma pretende che siano gli altri a metterlo alla porta, «non sarà la Lega a lasciare il centrodestra». Che la situazione sia in evoluzione, si capisce a metà mattina. Quando Berlusconi inizia a incrementare la potenza di fuoco contro Di Maio, il leghista è al Salone del Mobile di Milano e si fa beccare dai giornalisti mentre, al telefono con la presidente Casellati, sussurra: «Ho sondato Di Maio, mi ha detto "sto ragionando" ma vedi tu». Da lì a pochi minuti, la presidente del Senato si reca al Quirinale per riferire a Mattarella. Ufficialmente non ci sono novità: il Colle s' esprimerà lunedì e domani si voterà in Molise. Ma c' è un ping pong tra Berlusconi e Salvini che scatena un terremoto. La scossa è forte, non è un semplice assestamento da elezioni Regionali a Campobasso. Il Cavaliere, che fino a giovedì sera s' era frenato nelle critiche personali ai grillini, rovescia contro Di Maio accuse e insulti. Addirittura dicendo che gli italiani «hanno votato molto male» il 4 marzo. «Non è vero!» gli risponde Salvini, che subito conferma i sospetti già dettati l' altra notte: «Non vorrei che qualcuno desideri un governo tecnico col Pd». TRE PASSI IN AVANTI E infatti Berlusconi cita espressamente il Partito democratico, e il Carroccio insorge: «Farò di tutto per non portare il Pd al governo», addirittura «faccio tre passi in avanti, sono disponibile a scendere in campo direttamente» ringhia Salvini mentre Licia Ronzulli, ambasciatrice berlusconiana con i leghisti, chiosa che «l' accordo tra centrodestra e Movimento 5 Stelle è archiviato, ma ci fidiamo di Matteo». Peccato che il segretario dell' ex partito nordista sia ormai furioso: «Se Berlusconi vuole riportare al governo il Pd, non è rispettoso del voto degli italiani. Sbaglia!». Nel caso Fi andasse avanti, aggiunge, «farà un governo senza la Lega». È a questo punto che dai dem s' alzano le proteste, del tipo «non andremo mai col centrodestra!», «mai con Berlusconi!». Salvini insiste: «Io tengo unito il centrodestra da più di un mese e mi sento dire che devo andare col Pd... ma non scherziamo», ed è un' altra battuta che certifica che la pazienza è esaurita o quasi. Il leghista se ne frega di finire come Bersani, nel 2013, preincaricato ma poi andato a sbattere sui niet grillini. «Non mi interessa, ci provo lo stesso. Berlusconi? Non l' ho sentito e non credo di sentirlo. Ora aspettiamo le decisioni del presidente Mattarella, ma non staremo a guardare».
Canale aperto - A caricare l' ex europarlamentare, oltre all' attaggiamento del Cavaliere, c' è quello di Di Maio. Nonostante i grillini mostrino qualche crepa sulla linea politica, l' aspirante premier dei 5Stelle continua a tenere aperto il canale con la Lega. I due leader non hanno rotto, né umanamente né politicamente. Tanto che Luigi si fa scappare un «sono fiducioso» che subito viene recapitato - tramite agenzie stampa - al potenziale alleato. Da lì, i due intensificano gli sms, perché «non aspetto un fax di Bruxelles che indica il futuro governo tecnico» assicura il numero uno del Carroccio. E ancora: «Sono ostinato e proverò fino all' ultimo con i 5Stelle». Poi chiede «basta insulti», dopo Berlusconi che parla di grillini e «cessi da pulire». Il rumore della battaglia non si placa, nemmeno quando la Ronzulli insiste: «Il centrodestra tiene». L' azzurro Renato Brunetta annuncia un decalogo «su quanto successo il 4 marzo», affermando che «il centrodestra ha vinto e i grillini hanno perso». Ma così alza ancora di più la temperatura. Salvini è una furia e anche il suo vice, Lorenzo Fontana, detta una dichiarazione di fuoco: «Noi siamo alternativi al Pd, se qualcuno intende tradire lo farà senza di noi». Il palazzo del centrodestra vacilla. Ma la prima mano a far crollare il tetto, dice Salvini, non sarà quella leghista.
E' durata una mezz'ora l'apparente, ritrovata coesione del centrodestra, coi tre leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia assieme sul palco dopo aver incontrato Mattarella. Tanto c'è voluto perchè il capogruppo del Carroccio al Senato, Centinaio, consegnasse una nota ufficiale in cui criticava le dichiarazioni di Silvio Berlusconi al termine del discorso di Salvini, quelle in cui il Cav ha definito "sprovvisti dell'abc della democrazia" i 5 Stelle. "No ai veti a una trattativa col Movimento 5 Stelle" era il messaggio della nota.
Un'altra mezz'ora più tardi, però, registrando la puntata di "Porta a Porta", Giancarlo Giorgetti, "l'esponente di spicco della Lega" (così l'ha definito oggi Salvini al Quirinale) che in molti ritengono possa essere il premier incaricato di mettere assieme un governo. E le sue sono state autentiche bastonate nei confronti di Berlusconi: "La battutaccia di Berlusconi è stata poco felice e inopportuna. Ha alzato la palla allo schiacciatore, ha dato l’occasione e il pretesto a Di Maio per respingere l’offerta che il centrodestra aveva fatto un’ora prima".
E ancora: "Sarebbe inammissibile un altro giro di consultazioni come questo dove tutti ribadiscono le proprie posizioni senza fare passi in avanti". E poi: "Se Berlusconi risponde all’orgoglio personale e non fa dei ragionamenti politici non aiuta soluzioni politiche».
Il leader della Lega: «I voti dei mafiosi mi fanno schifo». Miccichè attacca gli alleati
Sprofondato su un sedile del Regionale 3930 — un «Minuetto» nuovo di zecca carico di studenti e docenti che copre in 2 ore e 11 minuti i 147 km della tratta Palermo-Agrigento — Matteo Salvini stramaledice le creste dei Monti Nebrodi che oscurano a tratti anche la linea del suo telefonino: «Nello, Nello, ragioniamo. Qui finisce che facciamo due comizi di chiusura. Cerchiamo di capire se Berlusconi conferma e poi ci risentiamo...». Almeno questo treno, scelto da Salvini per denunciare l’arretratezza delle ferrovie dell’isola, fila veloce e compie ampie curve in un paesaggio mozzafiato ma l’aspetto ferroviario del tour elettorale del segretario della Lega viene presto soppiantato dal rebus del «doppio comizio» che il centrodestra schierato con Musumeci intende tenere a Catania: «Se ci fosse una piazza comune sarebbe meglio», insiste Salvini. Ma poi la conferma dello staff del Cavaliere è lapidaria: «Come da programma, andremo da soli il 1° novembre a Palermo e il 2 a Catania». Salvini la prende con sportività. E offre all’alleato Berlusconi di celebrare con ampio agio il comizio di FI in programma alle 18 alle Ciminiere di Catania, accettando di ritardare di mezz’ora il comizio della lista «Noi con Salvini». Musumeci incassa, ringrazia e già prova la spola tra i due palchi.
Il «doppio comizio», però, porta a galla l’alta tensione che divide i due leader del centro destra. E in Sicilia si è guerra tutti contro tutti sugli impresentabili nelle liste: «A 15 di loro avrei detto di no», tuona Musumeci. Mentre Salvini spara più in alto: «I voti dei mafiosi mi fanno schifo, abbiamo detto molti no ai chi offriva di finanziarci». Ma Gianfranco Micciché (FI) replica che «tra gli alleati c’è chi si fregia di liste più cristalline ma io parlerei di vetro di bassa qualità». E i grillini tirano fuori un video girato dalla squadra di Michele Santoro in cui Francesco Vozza, già referente di «Noi con Salvini», dice: «Questo centrodestra è sporco». Vozza smentisce ma la tensione resta altissima.
Ed è l’antipasto delle politiche in vista delle quali Berlusconi ritira fuori una vecchia idea: «Antonio Tajani sarebbe un ottimo premier...». Ma il presidente del Parlamento europeo si schermisce: «Il premier sarà Berlusconi perché la Corte di Strasburgo darà l’ok». Però Salvini cerca di occuparsi anche d’altro. Sale e scende dai treni siciliani per intercettare almeno un pezzo del «non voto di protesta» che poi è la riserva indiana dei grillini: «La Swg ci ha detto che per molti elettori del M5S la seconda opzione sarebbe la Lega...». L’operazione è questa, dunque. E così dopo Grillo («Salvini è un poveraccio») si scatena tutto il M5S: «Non voglio avere nulla a che a fare con Salvini», dice Luigi Di Maio. Invece Roberta Lombardi non chiude alle garbate «avances» della Lega: «Abbiamo molto poco a che spartire con Salvini. Su alcuni temi ci siamo trovati, ma alleanze confezionate no grazie». E quando scende dal treno — 9 ore Trapani-Agrigento via Palermo — Salvini allarga le braccia: «Se parli in modo civile i grillini ti insultano. Quando circolò la notizia dell’incontro farlocco tra me e Casaleggio jr hanno querelato, quasi che lui avesse visto Toto Riina... Eppure io Casaleggio lo vedrei...».
E confida ai suoi: un governo Lega-5 Stelle durerebbe sei mesi
«Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da Salvini. Se lui vuole fare il governo con Di Maio senza Forza Italia abbia il coraggio di dirlo e di rompere il centrodestra. Io non accetto veti da quel ragazzino di Di Maio». Per ora Silvio Berlusconi resta fermo sulle sue posizioni, in «maniera granitica» spiega Niccolò Ghedini. Bisognerà però aspettare le prossime ore per capire se l’ex Cavaliere terrà duro fino in fondo. Ci ha abituato a repentine marce indietro, come accadde per il governo Letta: in aula Forza Italia disse che non l’avrebbe mai votato, ma pochi minuti dopo lo stesso Berlusconi sostenne l’opposto. Sempre per «senso di responsabilità».
Fino a ieri sera comunque la linea era quella dura, sfidando il suo alleato leghista. Intanto spera che Giorgia Meloni non faccia il «grave errore» di seguire Matteo, imbarcandosi in un’avventura che non andrà lontano. Sì, perchè l’ex Cavaliere è straconvinto che un esecutivo con i 5 Stelle durerebbe sei mesi: finirebbe per sfracellarsi su un muro quando i due giovani leader dovranno prendere decisioni di peso. Al primo barcone che tenta di sbarcare in Sicilia Salvini vorrà buttare in mare gli immigrati mentre Di Maio sarà disposto ad accoglierli. Per non parlare di quando si metteranno a discutere di reddito di cittadinanza e flat tax. «Sarebbe un bello spettacolo al quale assistere dall’opposizione», ha confidato Berlusconi che non darebbe alcun sostegno esterno a un governo M5S-Lega. Anche perchè, osservano i colonnelli azzurri, non si capisce perchè noi dovremmo sostenerlo dall’esterno o astenerci se i grillini non ci vogliono e non sono disponibili a riconoscere i cinque milioni di voti che Forza Italia rappresenta.
L’ex premier ieri era furioso con Salvini e in particolare con Giancarlo Giorgetti che lo ha sfidato con un ultimatum. «Berlusconi faccia le sue valutazioni: andare al voto a luglio o consentire la sperimentazione di un governo politico. Fi può anche contribuire, non deve necessariamente andare all’opposizione», ha dichiarato il capogruppo della Lega. Aggiungendo che se Berlusconi decidesse di sostenere un governo neutrale, «ci sarebbe un grosso problema» nel centrodestra. Due dita negli occhi, da qui la reazione del leader azzurro. Che avrebbe ascoltato, prima di decidere, i consigli della figlia Marina. «La cosa più insopportabile è che tu, con la tua storia, venga umiliato, considerato come un appestato», sono state le parole di Marina. Così in serata è arrivata la nota da Arcore per smentire le voci che segnalavano un imminente cedimento di Berlusconi. C’era pure chi minimizzava, dentro Forza Italia: anche un eventuale passaggio all’opposizione sarebbe concordato con Salvini. Una sorta di separazione consensuale momentanea, un po’ come era successo per il governo Monti in un primo momento, con Fi in maggioranza e la Lega all’opposizione. Senza però rompere i legami di coalizione, soprattutto a livello territoriale e nelle giunte regionali. In serata, invece la nota di Arcore: «Silvio Berlusconi smentisce fermamente le indiscrezioni secondo le quali sarebbe pronto a dare un appoggio esterno ad un governo guidato da M5S e Lega. Dopo due mesi di tentativi per dare vita ad un governo espressione del Centrodestra, prima forza politica alle elezioni del 4 marzo, Forza Italia non può accettare nessun veto».
È chiaro, spiega uno dei più stretti collaboratori dell’ex Cavaliere Sestino Giacomoni, che «nessuno può permettersi di chiedere al presidente Berlusconi un passo indietro per la storia e il consenso che rappresenta per milioni di italiani». Già nel pomeriggio, di fronte alle parole di Giorgetti, era partita la contraerea. La replica delle capigruppo Gelmini e Bernini era stata molto dura e chiara. «La Lega mira a fare nascere un governo politico? Non abbiamo nulla in contrario. Basta far cadere i veti dei 5 Stelle nei nostri confronti e di Berlusconi e si può passare immediatamente a scrivere un programma, se si riuscirà. È molto semplice e l’amico Giancarlo Giorgetti lo sa benissimo. Sul governo neutrale - ha aggiunto Bernini - la nostra posizione non cambia, riteniamo sbagliato un governo di non eletti e non lo appoggeremo». Gli azzurri dicono di non avere paura del voto. «Siamo pronti in ogni momento alle elezioni. Ci limitiamo a osservare - ha spiegato la Gelmini - che un voto a luglio non favorirebbe la partecipazione popolare». Ma per la verità di tornare a votare gli azzurri non hanno alcuna voglia. Temono di essere decimati e fagocitati da Salvini. Molti potrebbero non essere rieletti, soprattutto al nord, se il centrodestra dovesse rompersi. Berlusconi per ora resiste ma ha tempo fino a oggi pomeriggio, quando Mattarella darà l’incarico per il governo. Ma Salvini avrà il coraggio di rompere?
Alla notizia del giurista GiuseppeConte come prossimo presidente del Consiglio, SilvioBerlusconi ha avuto un moto di sdegno. Secondo un retroscena del Giornale, il Cav da Arcore ha riservato solo commenti di disapprovazione per la scelta di Luigi Di Maio e MatteoSalvini: "Che senso ha un tecnico a capo di un governo politico. Un "signor Nessuno", dopo aver tanto combattuto il modello Monti? non ne capisco la ragione".
L'affondo più velenoso però Berlusconi lo riserva per il leader della Lega, sul quale conservava ancora qualche speranza su una sua possibile retromarcia: "Invece non l'ha fatto né su un premier condiviso dalla Lega, né sul programma. Si è appiattito sulla linea grillina".
Per i media tedeschi è un "nemico della Germania" e un "radicale eurocritico". Per i detrattori di Salvini, una pedina nelle mani della Lega che "in fondo voleva che saltasse tutto". La maggior parte degli italiani non sa tutto di lui. Il nome di Paolo Savona, 82 anni, si è trovato in pochi giorni al centro della crisi istituzionale che - a detta di molti esperti - rischia di mandare a gambe all'aria l'Italia. O meglio, la sua opinione sull'euro: da "grande opportunità", come la definì (con riserva) in un'intervista rilasciata a L'Unione Sarda a gabbia da cui fuggire il prima possibile. Una parabola. Professore di economia, ex ministro del governo Ciampi ed ex presidente del Consiglio di amministrazione di molte e importanti banche e società italiane, il suo curriculum non era certo quello di un outsider: nato a Cagliari nel 1936, si è laureato in economia nel 1961 ed è sempre rimasto legato all'establishment politico ed economico, senza dimenticare il mondo accademico. Dopo un periodo alla Banca d'Italia, si è specializzato al Mit (Massachusetts Institute of Technology, Cambridge) nel sistema monetario internazionale e ha cominciato a insegnare Politica economica. Tra gli atenei, Cagliari, Tor Vergata e la Luiss di Roma, l'università di Confindustria che ha contribuito a fondare. GLI INCARICHI E IL MOSE - È stato direttore generale della Confindustria, presidente del Credito industriale sardo, del colosso delle costruzioni Impregilo - nel periodo in cui l'azienda vinse l'appalto per il Ponte sullo Stretto -, e del Consorzio Venezia Nuova dal 25 febbraio 2001 al 3 giugno 2005, ossia negli anni in cui si discuteva se avviare il progetto del Mose, il costosissimo sistema di dighe mobili che avrebbe dovuto salvare Venezia dalle acque alte. L'opera fu definita da Savona stesso "indispensabile", e poi - quando abbandonò l'incarico - finì nello scandalo tangenti e sprechi. Dal quale uscì indenne. Tra il 1993 e il 1994 - ecco gli incarichi politici che hanno fatto dire a Di Maio: "Con Ciampi andava bene e con noi no?" - è stato ministro dell'Industria, del commercio e dell'artigianato durante il governo tecnico Ciampi, il Virgilio (o Caronte, dipende dai punti di vista) che ha guidato il nostro Paese nella moneta unica. Infine, tra il 2005 e 2006 è stato a capo del Dipartimento per le Politiche comunitarie della presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona durante il governo Berlusconi. L'EURO "UN'OCCASIONE (ANCHE) PER LA SARDEGNA" - Insomma, uno che l'Unione europea la conosce ("Ha imparato i trattati a memoria", ha detto Carlo Freccero). Ed è proprio studiandola che ha elaborato, da economista, un pensiero scettico sull'euro, quello che lo ha reso tanto sgradito al Colle. Eppure il 30 dicembre 2001, con unfondo sulle pagine de L'Unione Sarda, tranquillizzava un'Italia che timidamente si avviava - con un misto di timore e speranza - ad abbandonare la lira, definendo l'euro una "nuova era da accogliere con serenità e favore" e un'occasione per la Sardegna di "voltare pagina partecipando agli accordi internazionali e facendo sentire la propria voce nei consessi europei". "L’euro - scriveva in un editoriale dal titolo 'C'è la moneta, manca l'Europa' - ha certamente consentito un enorme risparmio in termini di interessi sul debito pubblico per il quasi immediato allineamento dei tassi dell’interesse italiani a quelli tedeschi. Certamente porterà risparmi di costo nei cambi con le 11 monete che hanno aderito all’Unione Monetaria Europea e piena confrontabilità nei prezzi sull’intero continente europeo". "Qualche scetticismo - la precisazione già 18 anni fa che poi sarebbe stata alla base della sua critica -, se non proprio vera preoccupazione, desta invece l’assenza di un potere politico vero e proprio dietro la moneta europea. L’Europa non è un'area monetaria ottimale e, quindi, gli interventi sulle quantità di moneta o sui tassi dell’interesse non si ripercuotono nello stesso modo su tutti i paesi: quando si allargano i cordoni della borsa il denaro si dirige verso i più forti e quando si restringono i denari vengono sottratti ai più deboli.Tutto ciò richiederebbe la presenza di un potere direttamente eletto dal popolo capace di attivare politiche di compensazione in caso di danni causati per via monetaria". L'EURO "UNA GABBIA TEDESCA" -"Scetticismi" che sono diventati veri e propri attacchi all'istituzione. "Dobbiamo fuggire dall'euro", disse in una controversaintervista rilasciata a L'Unione Sarda, a firma Giorgio Pisano, il 17 giugno 2012. "L'Europa non funziona. Noi ci siamo legati mani e piedi. In assenza di un'unione politica, quella monetaria non può andare avanti". Strali che spesso e volentieri si sono rivolti al Paese che, secondo lui, ha preso il controllo di Bruxelles: il più forte verso cui si dirige il denaro, dopo che i cordoni della borsa si sono allentati. "Non esiste un'Europa", diceva Savona nel 2010, "ma una Germania circondata da pavidi". E ancora, nel suo libro "Casa Italia": "Se si sapesse che l’Italia ha un piano B per uscire dall’euro, la Germania e gli altri paesi si troverebbero costretti a dover valutare gli effetti che essi pagherebbero in termini di valore del cambio e di chiusura del mercato italiano ai loro prodotti, e ci tratterebbero con minore aggressività". "La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo", scrive nella sua autobiografia in uscita a breve, "Come un incubo e come un sogno". Parole che sono bastate per contribuire a mettere in allarme gli investitori e far schizzare lo spread oltre 200: "Devo proteggere i risparmi degli italiani", ha detto Mattarella, irremovibile, motivando il suo no a Savona e richiamandosi alle sue prerogative costituzionali. Oggi, Savona si dice vittima di "un grave torto dalla più alta istituzione del Paese", e continua a ribadire: "Non avrei mai messo in discussione l'euro, piuttosto chiesto di cambiarlo". E si chiede: "Chi è più europeista?, quelli che stanno creando le condizioni per la fine dell’Ue o chi, come me, ne chiede la riforma per salvare gli obiettivi che si era prefissi?".
Il Cavaliere deve inventarsi qualcosa per non essere succube di Salvini. Già, ma cosa? La crisi politica più grave da una ventina d’anni a questa parte (il caso Moro e Tangentopoli non furono da meno) si caratterizza, tra le altre cose, per un dato assai singolare: vedeSilvio Berlusconi, il personaggio politico italiano più popolare dal 1994 in avanti, assolutamente sullo sfondo. Se fossimo a Hollywood, il Cavaliere vincerebbe l’Oscar come attore non protagonista. Questo ci dice due cose: nonostante la riabilitazione politica e la possibilità di candidarsi di nuovo alle elezioni, non sarà lui il candidato premier di una futura coalizione del centrodestra, se mai ci sarà; in secondo luogo, e anche questa è una novità, il destino di Berlusconi e di Forza Italia non sarà più nelle sue mani, ma molto dipenderà dalle scelte che nei prossimi mesi faràMatteo Salvini. Il leader della Lega sceglierà di continuare l’alleanza con il Movimento 5 Stelle andando a elezioni coi grillini e sfasciando definitivamente il centrodestra? Berlusconi non potrà fare a meno di prenderne atto e sarà costretto a presentarsi alle urne con quel che resta della coalizione oppure in un’inedita alleanza col Pd, in una sorta di “fronte della Repubblica” contro i populisti (chi l’avrebbe mai detto!) e i sovranisti. Salvini sceglierà invece di stare con Silvio e di ripresentare alle urne il centrodestra unito? Il Cavaliere sarà costretto a starci, pur sapendo di recitare il ruolo di comprimario del nuovo leader, di alleato di serie B, causa mancanza di voti. Questi due scenari, che però, come già detto, dipendono da Salvini, vede Forza Italia divisa in due. I pro-Salvini, comeNiccolò Ghedini,Giovanni TotieLicia Ronzulli, sono schierati per la ricostituzione del centrodestra; gli altri, che guardano aGianni Lettacome punto di riferimento, pensano seriamente a un dialogo col Pd, specialmente se dalle prossime elezioni dovesse uscire una situazione di stallo come quello attuale. A patto, però, che Forza Italia e Partito democratico riescano nella missione di recuperare consensi a danno del fronte populista Salvini-Di Maio. Che in questo momento, a guardare le simulazioni di voto sui sondaggi attuali, vedrebbe Salvini e Di Maio fare il pieno nei collegi uninominali. Ma i sondaggi valgono quel che valgono e se si dovesse andare al voto tra sei mesi, la situazione potrebbe essere assai diversa. Berlusconi sarà dunque costretto ad avviarsi a un lento declino? Non è affatto detto. Perché, a prescindere da quanto durerà il governo Cottarelli, Berlusconi i suoi voti in Parlamento li farà pesare. Anche se pare che Forza Italia (su richiesta di Salvini) voterà contro il governo Cottarelli, nelle prossime settimane il Cavaliere potrebbe decidere di dare una mano all’esecutivo, che senza fiducia non sarà nel pieno dei suoi poteri. Potrebbe essere che su qualche provvedimento inerente alla gestione degli affari correnti i parlamentari azzurri si astengano o escano dall’aula. Insomma, nelle prossime settimane dovremmo aspettarci un Berlusconi più debole, obbligato a farsi dettare l’agenda da Salvini e ad adattarsi alle sue mosse, ma non sarà un Berlusconi inesistente. Perché il Cavaliere in questa fase, tramite i suoi emissari, Letta in primis, ha tenuto in filo di dialogo aperto con Quirinale e col Pd. E non è assolutamente detto che tutto non si rompa e si vada davvero a uno scontro elettorale “sovranisti” contro “repubblicani”. In ogni caso Berlusconi farà pesare la sua storia politica e i suoi voti. “Devo inventarmi qualcosa”, pare abbia confidato ai suoi nel consueto pranzo del lunedì ad Arcore. Inventarsi qualcosa per non essere succube di Salvini. Già, ma cosa?
Berlusconi conferma la coalizione e torna in campo: "Vincenti se mi candido". Ma il leader leghista: "Troppi insulti, ci ragionerò" Forza Italia voterà "no" alla fiducia al governo Cottarelli. Il giorno dopo il fallimento del governo gialloverde,Silvio Berlusconiannuncia con una nota che non darà il sostegno all'esecutivo "neutrale" targato Carlo Cottarelliimposto da Sergio Mattarella. Il Cavaliere non intende, dunque, rompere l'alleanza conMatteo Salvinie Giorgia Meloni e rilancia l'unità del centrodestra alle prossime elezioni senza escludere una sua discesa in campo alle politiche ora che è stato riabilitato ed è di nuovo candidabile. L'unità, però, non è data per scontata dal leader del Carroccio. Che, ospite di Barbara d'Urso suPomeriggio Cinque, si limita a dire:"Ci penserò". Berlusconi è convinto che "alle prossime elezioni" non ci sia "altra soluzione che quella di una coalizione di centrodestra unita con Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega" e per la prima volta non chiude la porta alla possibilità di candidarsi. "Una coalizione unita - ha assicurato - è destinata sicuramente a prevalere anche per la possibilità di una mia candidatura". Una mossa, quella di dare la disponibilità a correre in prima persona in caso di voto anticipato, raccontano, per rivendicare la sua leadership e il peso politico di Forza italia. Berlusconi, che oggi, secondo l'agenzia Adnkronos, avrebbe sentito al telefono Salvini, preferisce la coabitazione piuttosto che appoggiare un "governo del presidente" guidato dal tecnico Cottarelli. "Per uscire da questa crisi istituzionale senza precedenti è necessario ridare voce agli elettori", ha scritto su Facebook Anna Maria Bernini ribadendo il "no" di Forza Italia a "governi non eletti dal popolo". "Potrà così ripartire il cammino del centrodestra unito - ha concluso il capogruppo di Forza Italia al Senato - per un vero governo del cambiamento, in grado di dare risposte rapide ed efficaci a famiglie, lavoratori, imprese e risparmiatori". Sull'unità del centrodestra, però, frenano sia la Lega sia Fratelli d'Italia. "Io gli alleati li tratto da alleati, e in queste settimane ho letto che sono brutto, traditore, irresponsabile, razzista, e lo dicevano non da sinistra, ma i miei alleati", ha detto Salvini dalla d'Urso. "C'erano Tizio, Caio e Sempronio di Forza Italia che vomitavano insulti - ha proseguito Salvini - quindi sul futuro della coalizione di centrodestra ci ragionerò". Anche il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Fabio Rampelli, ha frenato facendo presente che, prima di tutto, i tre leader dovranno incontrarsi e parlarsi. "Non ritengo concluso il centrodestra ma bisogna lavorarci sopra - ha spiegato - dobbiamo capire se l'esperimento messo in campo da Lega eMovimento 5 Stelle è episodico o se sarà nuovo orizzonte della politica italiana con tanto di alleanze e desistenze". Nelle ultime ore è, infatti, circolata la voce di un'alleanza elettorale tra Salvini e Luigi Di Maio.
L'unica possibilità è quella di tenere insieme il centrodestra. È questo il punto fermo che si legge in una nota di Silvio Berlusconi.
"A chi mi chiede quale sarà il futuro del centro-destra, rispondo che alle prossime elezioni non immagino altra soluzione che quella di una coalizione di centrodestra unita con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia".
Il presidente di Forza Italia aggiunge che una coalizione di queto tipo è "destinata sicuramente a prevalere anche per la possibilità di una mia candidatura". E mette in chiaro: "Per quanto riguarda la fiducia al governo tecnico la nostra posizione non può che essere negativa".
Alle parole di Berlusconi si sono aggiunti poi i commenti di Brunetta. "Mi rivolgo con simpatia a Matteo Salvini replicandogli che non è tempo per lui di porre aut aut a Forza Italia, su Cottarelli o su qualsiasi altro tema, minacciando in caso di risposta sgradita di mandare all'aria la storica alleanza di centrodestra. Tocca invece al leader della Lega rispondere ad un quesito elementare: intende prepararsi alle assai prossime elezioni facendosi carico con Forza Italia e Fratelli d'Italia del programma in dieci punti elaborato insieme?".
"Forza Italia? Siamo fuori dai Mondiali…. Per quanto riguarda la politica, chiedete a Berlusconi...", risponde laconico Salvini a Pomeriggio Cinque. "Alcune dichiarazioni di esponenti di Fi sono state spiacevoli -mi hanno detto brutto, traditore, irresponsabile, razzista- io ho tenuto salda l'alleanza anche quando mi promettevano ministeri perché non tradisco, e poi mi vomitano addosso tutto questo. Ci penserò, ti dico questo...".