http://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/13337286/silvio-berlusconi-paolo-becchi-ecco-la-soluzione-accettabile-governo-lega-m5s-matteo-salvini-luigi-di-maio.html
Berlusconi può fare un passo di lato senza compromettere la sua dignità politica. Di Maio non lo vuole al governo, ma Salvini - con lealtà - non vuole spaccare la coalizione di centrodestra, che tra l'altro è in buona salute elettorale. Se non si trova la quadra, nelle prossime ore il Presidente della Repubblica nominerà un tecnico a Palazzo Chigi con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano. Un "governo neutrale dalle forze politiche", senza neppure la fiducia del Parlamento, non potrebbe fare altro che sbrigare gli affari correnti con la particolarità che in Europa - privo di qualsiasi sostegno politico in Patria - si troverebbe nelle condizioni di obbedire alle folli decisioni di Francia e Germania, con conseguenze che purtroppo ben conosciamo.
Una situazione da evitare, a tutti i costi. Berlusconi però non può nemmeno abdicare al cospetto di Di Maio, accettando di non entrare al governo ma votando ugualmente l'appoggio esterno, cioè la fiducia. Ma qui in gioco c'è l'interesse nazionale, che vuol dire incrementare i redditi da lavoro, pace fiscale, reddito di cittadinanza o qualcosa di simile, abrogare la legge Fornero, risolvere il problema dell'immigrazione, abbassare le tasse, riscrivere i Trattati europei, abrogare il pareggio di bilancio, ripristinare la sovranità nazionale e tanto altro ancora. Se a Palazzo Chigi andasse un tecnico, i problemi degli italiani lascerebbero il posto alla tenuta dei conti pubblici e ai “vincoli esterni”. Occorre dunque dare un governo politico al Paese tra le forze che hanno vinto le elezioni, vale a dire M5S e Lega. Ma allo stesso tempo il centrodestra deve mantenere la sua unità.
Una soluzione che Berlusconi potrebbe accettare è quella di consentire a Salvini di formare il governo con Di Maio senza compromettere la tenuta della coalizione, con Forza Italia che si astiene sia alla Camera che al Senato sul voto di fiducia, offrendo collaborazione parlamentare e numeri a seconda di ciascun singolo provvedimento. Come si suol dire in questi casi, Forza Italia valuterà "di volta in volta il da farsi. Niente e nessuno vieterebbe i a Berlusconi di incidere in modo decisivo nell'azione del governo “giallo-verde” attraverso il suo alleato Salvini.
Parliamoci chiaro. Nel novembre 2011 fu Berlusconi a rompere con la Lega andando a sostenere col Pd il governo Monti. Nell'aprile 2013 fu sempre Berlusconi a rompere con la Lega andando a sostenere, sempre col Pd, il governo di Enrico Letta. Ma non per questo la Lega mise in discussione la coalizione, tant'è che il centrodestra - fatta eccezione per la parentesi del 1996 - è sempre stato composto dai due partiti.
Il 4 marzo il popolo si è espresso premiando il M5s e la Lega. Un governo tecnico, con voto favorevole del solo Pd che ha perso le elezioni, sarebbe un tradimento della volontà popolare. Berlusconi, da protagonista, è ancora nelle condizioni di fare quel “passo di lato”, che con insistenza molti in queste ora gli chiedono.
Berlusconi può fare un passo di lato senza compromettere la sua dignità politica. Di Maio non lo vuole al governo, ma Salvini - con lealtà - non vuole spaccare la coalizione di centrodestra, che tra l'altro è in buona salute elettorale. Se non si trova la quadra, nelle prossime ore il Presidente della Repubblica nominerà un tecnico a Palazzo Chigi con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano. Un "governo neutrale dalle forze politiche", senza neppure la fiducia del Parlamento, non potrebbe fare altro che sbrigare gli affari correnti con la particolarità che in Europa - privo di qualsiasi sostegno politico in Patria - si troverebbe nelle condizioni di obbedire alle folli decisioni di Francia e Germania, con conseguenze che purtroppo ben conosciamo.
Una situazione da evitare, a tutti i costi. Berlusconi però non può nemmeno abdicare al cospetto di Di Maio, accettando di non entrare al governo ma votando ugualmente l'appoggio esterno, cioè la fiducia. Ma qui in gioco c'è l'interesse nazionale, che vuol dire incrementare i redditi da lavoro, pace fiscale, reddito di cittadinanza o qualcosa di simile, abrogare la legge Fornero, risolvere il problema dell'immigrazione, abbassare le tasse, riscrivere i Trattati europei, abrogare il pareggio di bilancio, ripristinare la sovranità nazionale e tanto altro ancora. Se a Palazzo Chigi andasse un tecnico, i problemi degli italiani lascerebbero il posto alla tenuta dei conti pubblici e ai “vincoli esterni”. Occorre dunque dare un governo politico al Paese tra le forze che hanno vinto le elezioni, vale a dire M5S e Lega. Ma allo stesso tempo il centrodestra deve mantenere la sua unità.
Una soluzione che Berlusconi potrebbe accettare è quella di consentire a Salvini di formare il governo con Di Maio senza compromettere la tenuta della coalizione, con Forza Italia che si astiene sia alla Camera che al Senato sul voto di fiducia, offrendo collaborazione parlamentare e numeri a seconda di ciascun singolo provvedimento. Come si suol dire in questi casi, Forza Italia valuterà "di volta in volta il da farsi. Niente e nessuno vieterebbe i a Berlusconi di incidere in modo decisivo nell'azione del governo “giallo-verde” attraverso il suo alleato Salvini.
Parliamoci chiaro. Nel novembre 2011 fu Berlusconi a rompere con la Lega andando a sostenere col Pd il governo Monti. Nell'aprile 2013 fu sempre Berlusconi a rompere con la Lega andando a sostenere, sempre col Pd, il governo di Enrico Letta. Ma non per questo la Lega mise in discussione la coalizione, tant'è che il centrodestra - fatta eccezione per la parentesi del 1996 - è sempre stato composto dai due partiti.
Il 4 marzo il popolo si è espresso premiando il M5s e la Lega. Un governo tecnico, con voto favorevole del solo Pd che ha perso le elezioni, sarebbe un tradimento della volontà popolare. Berlusconi, da protagonista, è ancora nelle condizioni di fare quel “passo di lato”, che con insistenza molti in queste ora gli chiedono.
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