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Il Cavaliere: "Sono troppo impreparati". E al premier incaricato: "Se hai bisogno sugli esteri ti aiuto io..."
N ella villa di Arcore, Silvio Berlusconi segue la Borsa che chiude in calo, lo spread che s’impenna e la tempesta sui mercati, la preoccupazione diffusa in Europa, il tira e mmolla sui nomi di ministri, rafforzano il suo scetticismo sul governo giallo-verde.
«Sono troppo impreparati, troppo litigiosi tra loro - osserva - non credo che andranno lontano». Sta a vedere come finirà, il leader di Forza Italia, ma rimane la sua determinazione a fare un’opposizione decisa al nascente esecutivo M5s-Lega. Ha raccomandato ai suoi di stare fermi in Parlamento, su incarichi nelle commissioni e altro, per non far sorgere sospetti di accordi sottobanco e contropartite. «A Fi non interessano le poltrone -spiega Lucio Malan, vicario del gruppo al Senato-, ma solo il bene degli italiani secondo i principi e i valori del programma del centrodestra». Al premier incaricato Giuseppe Conte venerdì Berlusconi ha mostrato la faccia più cordiale, l’ha fatto finanche ridere con le sue battute ed è arrivato a proporgli di dargli una mano, se avesse difficoltà a muoversi all’estero. «Io ho tante relazioni internazionali - gli ha detto - e sono disponibile, in caso di bisogno». Un modo gentile per sottolineare al neofita che serve tanta esperienza per comportarsi bene sullo scenario dell’Europa e del mondo. La raccomandazione di Berlusconi a Conte ha riguardato anche i toni, a sottolineare il giudizio negativo su quelli troppo urlati dei due azionisti di maggioranza del governo, Di Maio e Salvini. «In Europa - ha detto - non si va a sbattere i pugni sul tavolo, si stringono mani, ci si confronta, si tratta...». Quasi una lezione di diplomazia di base. A due mesi dalle elezioni, c’è la preoccupazione che l’Italia abbia «una guida autorevole per sedersi ai tavoli europei», come dice la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini. A Conte il leader di Fi ha ribadito tutta la sua contrarietà al programma e la decisione di votare no alla fiducia. Niente barricate, ma neppure un ammorbidimento della posizione verso il governo, ora che è chiaro, per lui, che «Matteo non riesce ad imporsi per evitare la preponderanza del M5s, per mitigare i peggiori effetti grillini». Serenamente, l’ha detto direttamente a Salvini, nel breve incontro dopo la consultazione con Conte alla Camera. Dove non si è parlato di aziende del Cav o giustizia, come sottolineano da Fi, smentendo retroscena di stampa: «L’unica preoccupazione del Presidente è come sempre l’interesse dell’Italia e degli italiani». Per Berlusconi, il leader leghista non è il «nemico» e nessuno è autorizzato tra gli azzurri a dargli del «traditore», però lo vede in balia dei 5Stelle. E, conoscendolo, si chiede quanto potrà sopportare, se già prima della nascita del governo tocca con mano quanto sono profonde le differenze. Passeranno dei mesi, magari si arriverà alle elezioni europee di primavera e poi, per il Cav, potrebbero crearsi le condizioni per far valere un centrodestra unito, che sfida tutti. Dunque, l’alleanza deve reggere. E il leader azzurro si augura che la leader di Fdi Giorgia Meloni rimanga ferma nella scelta dell’opposizione, come gli ha assicurato anche ieri per telefono. Il governo si preannuncia fragile, per il Cav, scosso da troppe contraddizioni interne, per uomini e programma. Ha breve scadenza.
Il Cavaliere: "Sono troppo impreparati". E al premier incaricato: "Se hai bisogno sugli esteri ti aiuto io..."
N ella villa di Arcore, Silvio Berlusconi segue la Borsa che chiude in calo, lo spread che s’impenna e la tempesta sui mercati, la preoccupazione diffusa in Europa, il tira e mmolla sui nomi di ministri, rafforzano il suo scetticismo sul governo giallo-verde.
«Sono troppo impreparati, troppo litigiosi tra loro - osserva - non credo che andranno lontano». Sta a vedere come finirà, il leader di Forza Italia, ma rimane la sua determinazione a fare un’opposizione decisa al nascente esecutivo M5s-Lega. Ha raccomandato ai suoi di stare fermi in Parlamento, su incarichi nelle commissioni e altro, per non far sorgere sospetti di accordi sottobanco e contropartite. «A Fi non interessano le poltrone -spiega Lucio Malan, vicario del gruppo al Senato-, ma solo il bene degli italiani secondo i principi e i valori del programma del centrodestra». Al premier incaricato Giuseppe Conte venerdì Berlusconi ha mostrato la faccia più cordiale, l’ha fatto finanche ridere con le sue battute ed è arrivato a proporgli di dargli una mano, se avesse difficoltà a muoversi all’estero. «Io ho tante relazioni internazionali - gli ha detto - e sono disponibile, in caso di bisogno». Un modo gentile per sottolineare al neofita che serve tanta esperienza per comportarsi bene sullo scenario dell’Europa e del mondo. La raccomandazione di Berlusconi a Conte ha riguardato anche i toni, a sottolineare il giudizio negativo su quelli troppo urlati dei due azionisti di maggioranza del governo, Di Maio e Salvini. «In Europa - ha detto - non si va a sbattere i pugni sul tavolo, si stringono mani, ci si confronta, si tratta...». Quasi una lezione di diplomazia di base. A due mesi dalle elezioni, c’è la preoccupazione che l’Italia abbia «una guida autorevole per sedersi ai tavoli europei», come dice la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini. A Conte il leader di Fi ha ribadito tutta la sua contrarietà al programma e la decisione di votare no alla fiducia. Niente barricate, ma neppure un ammorbidimento della posizione verso il governo, ora che è chiaro, per lui, che «Matteo non riesce ad imporsi per evitare la preponderanza del M5s, per mitigare i peggiori effetti grillini». Serenamente, l’ha detto direttamente a Salvini, nel breve incontro dopo la consultazione con Conte alla Camera. Dove non si è parlato di aziende del Cav o giustizia, come sottolineano da Fi, smentendo retroscena di stampa: «L’unica preoccupazione del Presidente è come sempre l’interesse dell’Italia e degli italiani». Per Berlusconi, il leader leghista non è il «nemico» e nessuno è autorizzato tra gli azzurri a dargli del «traditore», però lo vede in balia dei 5Stelle. E, conoscendolo, si chiede quanto potrà sopportare, se già prima della nascita del governo tocca con mano quanto sono profonde le differenze. Passeranno dei mesi, magari si arriverà alle elezioni europee di primavera e poi, per il Cav, potrebbero crearsi le condizioni per far valere un centrodestra unito, che sfida tutti. Dunque, l’alleanza deve reggere. E il leader azzurro si augura che la leader di Fdi Giorgia Meloni rimanga ferma nella scelta dell’opposizione, come gli ha assicurato anche ieri per telefono. Il governo si preannuncia fragile, per il Cav, scosso da troppe contraddizioni interne, per uomini e programma. Ha breve scadenza.
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