http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-04-11/russia-effetto-trump-crolla-rublo-e-rischio-default-sale-10percento-200155.shtml?uuid=AEScttWE&refresh_ce=1
Gli ultimi tweet di Trump si stanno rivelando per i mercati finanziari delle micce esplosive. Dopo il cinguettio della scorsa settimana in cui attaccava la Cina annunciando pesanti dazi doganali che ha avuto un impatto sulle Borse da 4mila miliardi di dollari, nelle ultime ore è arrivato il tweet, altrettanto pesante, contro Mosca.
L’intreccio geopolitico è a questo punto sempre più complicato da sbrogliare. l'opzione militare Usa-Gran Bretagna-Francia contro il regime siriano del presidente-dittatore Assad alimenta tensioni anche nelle stanze del Cremlino, considerate le posizioni del presidente Vladimir Putin che aveva minacciato poche ore prima del tweet di Trump di abbattere qualsiasi missile lanciato contro la Siria.
Gli ultimi tweet di Trump si stanno rivelando per i mercati finanziari delle micce esplosive. Dopo il cinguettio della scorsa settimana in cui attaccava la Cina annunciando pesanti dazi doganali che ha avuto un impatto sulle Borse da 4mila miliardi di dollari, nelle ultime ore è arrivato il tweet, altrettanto pesante, contro Mosca.
«La Russia promette di abbattere tutti i missili lanciati contro la Siria. Preparati Russia, perché i missili torneranno, carini, nuovi e “intelligenti!”. Non dovreste essere partner di un Animale assassino che uccide con il gas il suo popolo (Assad ndr) e se ne compiace».
Le parole del 45esimo presidente degli Usa hanno innescato immediatamente ripercussioni sul mercato dei cambi. Il rublo è crollato del 5% nei confronti del dollaro mentre le probabilità di default della Russia - misurate dall’andamento dei credit default swap a 5 anni - sono passate in pochi minuti dall’8% al 10%. Considerando che a fine marzo erano al 6% in una decina di giorni il “worst scenario” è quasi raddoppiato per la Russia.L’intreccio geopolitico è a questo punto sempre più complicato da sbrogliare. l'opzione militare Usa-Gran Bretagna-Francia contro il regime siriano del presidente-dittatore Assad alimenta tensioni anche nelle stanze del Cremlino, considerate le posizioni del presidente Vladimir Putin che aveva minacciato poche ore prima del tweet di Trump di abbattere qualsiasi missile lanciato contro la Siria.
Oggi la Russia genera un Pil da 1.300 miliardi di dollari l’anno, che si colloca al 12esimo posto nella classifica mondiale. L’inflazione è al 2,4% ma il tasso di interesse della Banca centrale è al 7,25%. I rendimenti dei bond governativi a 10 anni sono però nelle ultime ore balzati all’8%, a testimonianza che la fiducia degli investitori su Mosca in questo momento è in calo.
In poche settimane l'acuirsi delle tensioni internazionali ha portato il sistema delle relazioni economiche e finanziarie tra Occidente e Russia a un livello di crisi senza precedenti nell'era dei mercati globali. I fattori d'allarme sono noti: la crisi siriana, che pone Mosca e Washington direttamente l'una contro l'altra; il caso Skripal, che dalla Gran Bretagna ha poi innescato una lunga serie di reazioni a catena, ma soprattutto le nuove sanzioni annunciate dagli Stati Uniti contro la Russia.
Questi gli elementi di un contesto politico-diplomatico più che mai complicato, che sta avendo pesanti ripercussioni economiche e finanziarie, a cominciare dall'effetto valutario, misurabile dalle forti oscillazioni al ribasso del rublo. La situazione non si prospetta di facile risoluzione, almeno fino a quando le prove di forza internazionali continueranno.
L'atmosfera che si respira al Cremlino e nella società russa è, come in tante altre situazioni passate, quella della “sindrome dell'accerchiamento”. L'Orso russo si sente aizzato e solo (o quasi) contro tutti. Per di più incompreso. La storia insegna che questa condizione psicologica può portare a conseguenze tanto drastiche quanto pericolose.
A farne le spese, purtroppo, é l'economia reale: sono colpite le aziende russe in primo luogo, ma anche quelle straniere presenti con investimenti in loco. Le parole di Elvira Nabiullina, presidente della Banca Centrale russa, hanno cercato di rassicurare i mercati, asserendo che al momento non ci sono rischi per la stabilità finanziaria del paese e che non sarà necessario ricorrere al alcuna misura “sistemica”. Ma in gioco c'è il proseguimento della ripresa economica ed industriale del Paese, iniziata dopo la crisi del 2014, che aveva visto la stabilizzazione del rublo, la ripresa dei consumi e l'avvio di una decisa fase di industrializzazione.
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