http://www.lastampa.it/2018/04/17/esteri/sanzioni-alla-russia-leuropa-si-divide-litalia-schierata-con-il-fronte-del-no-YgEASOhSQka1toLX4y5YHN/pagina.html
Bruxelles è contraria, ma Polonia e Paesi baltici spingono per nuove misure
Bruxelles è contraria, ma Polonia e Paesi baltici spingono per nuove misure
Gli Stati Uniti sono pronti a lanciare «ulteriori sanzioni» economiche contro la Russia. L’annuncio, dice la Casa Bianca, verrà dato «a breve». Anche se Trump non avrebbe ancora dato l’autorizzazione definiva per attuarle. In Europa, invece, non c’è alcuna intenzione di applicare nuove misure. Né di inasprire quelle già esistenti, che a giugno andranno rinnovate. Lo hanno constatato ieri i ministri degli Esteri riuniti a Lussemburgo. Attorno al tavolo restano le solite divisioni e, nonostante la risposta unitaria arrivata dopo l’attacco con gas nervino di Salisbury, l’unanimità necessaria per fare ulteriori passi è ancora lontana.
Alcuni governi avrebbero voluto cogliere l’occasione per calcare la mano. I Baltici, con la Lituania in testa, spingono per dare una risposta forte a Mosca con nuove misure. Sulla stessa linea anche la Polonia. Secondo loro l’Ue dovrebbe reagire duramente all’attacco contro l’ex spia nel Regno Unito e al coinvolgimento del Cremlino nel conflitto in Siria (che è stato stigmatizzato nelle conclusioni del Consiglio approvate ieri). Ma per la maggior parte dei governi sarebbe meglio non mischiare le cose. «Oggi le sanzioni alla Russia non sono la priorità», dice il ministro belga Didier Reynders. E poi c’è il rischio di ottenere effetti controproducenti proprio sul fronte siriano. «Che piaccia o no - sostiene il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas - questo conflitto non può essere risolto senza la Russia». Pensiero condiviso dal ministro italiano in carica, Angelino Alfano: «Dobbiamo tenere aperto un dialogo con Mosca». Meglio evitare di tirare la coda al cane.
I Paesi più ostili a Mosca, però, continuano a spingere per inasprire le sanzioni che sono già in vigore dal 2014 in seguito alla crisi in Ucraina. Vorrebbero estendere la loro applicazione a un anno (oggi durano sei mesi, rinnovabili). Ieri, a Lussemburgo, un vero dibattito su questo punto non si è acceso. La scadenza non è imminente e il vero confronto si terrà tra i leader al prossimo Consiglio europeo di giugno. Quando a Palazzo Chigi forse ci sarà un nuovo premier.
A oggi, l’Italia è certamente tra gli Stati che più frenano. La posizione degli ultimi due governi - Renzi e Gentiloni - si è sempre situata sulla linea della cautela. Roma ha chiesto e ottenuto di evitare un rinnovo automatico delle sanzioni in vigore.
La prassi al momento è questa: prima di ogni proroga viene effettuato un passaggio politico al Consiglio europeo, con Merkel e Macron che fanno il punto sul rispetto degli accordi di Minsk. Constatata l’assenza di progressi, viene dato il via libera al rinnovo. Serve l’unanimità, ma anche se l’Italia continua a essere scettica, di norma si è sempre adeguata ai partner Ue per evitare scontri interni. Lo stesso fanno gli altri Paesi in linea di principio contrari, come Cipro, Grecia, Bulgaria, Ungheria e Austria.
Ieri il dibattito sulla Russia si è concluso senza grandi decisioni. L’Ue si è limitata ad affermare «la propria unità» attorno a cinque princìpi: rispettare gli accordi di Minsk, continuare le relazioni con i Paesi del Partenariato Orientale, rafforzare le misure difensive contro cyberattacchi e disinformazione, proseguire il dialogo con Mosca sui temi di interesse per l’Ue, sostenere la società civile russa. Ma no a ulteriori sanzioni.
Ed è fallito anche il progetto di Emmanuel Macron - che ieri è stato smentito da Trump sulla durata della missione in Siria - di approvare nuove misure restrittive contro l’Iran per la sua influenza regionale e per il programma missilistico. Francia, Germania e Gran Bretagna avevano proposto un nuovo pacchetto di sanzioni da mostrare a Trump per convincerlo a rimanere nell’accordo sul nucleare (c’è tempo fino al 12 maggio). L’Italia si è opposta, spalleggiata da Svezia, Austria, Cipro e Grecia. La Spagna, inizialmente scettica, si è fatta convincere dagli alleati. Ma non è bastato e la proposta è stata rinviata. Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera Ue, ha spiegato che l’idea delle sanzioni all’Iran resta sul tavolo, «ma deve essere chiaro che non sono collegate all’accordo sul nucleare che va salvaguardato».
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