https://www.huffingtonpost.it/2018/04/23/salvini-scommette-sul-fallimento-m5s-pd-per-tornare-centrale-faremo-da-soli-e-pensa-a-un-terzo-nome_a_23418348/
Dopo i dati del Molise, la doccia fredda del mandato esplorativo ristretto: "Se veniamo esclusi dal governo ci ritroveremo a fare una passeggiata a Roma"
La Lega in Molise si posiziona sotto Forza Italia. Dati alla mano il nervosismo di Matteo Salvini cresce con il passare delle ore fino a raggiungere il culmine a tarda sera, quando dal palco di Codroipo in provincia di Udine il leader del Carroccio annuncia: "Se saremo esclusi dal governo ci ritroveremo a fare una passeggiata a Roma". Non dice "marcia" ma poco ci manca: "Un governo M5s-Pd è una presa in giro". Le sue parole tradiscono tutta la rabbia nei confronti di Luigi Di Maio che gli ha appena chiuso la porta in faccia per aprire invece un dialogo con il Pd alla luce del mandato esplorativo affidato a Roberto Fico.
"Vediamo cosa sono capaci di fare. Di Maio fallirà e a quel punto toccherà a noi da una posizione di forza", è il ragionamento che in queste ore prende quota dentro la Lega che scommette sul fatto che anche la trattativa tra M5s-Pd finirà in un nulla di fatto: "A quel punto saremo noi a dare le carte". Ma ancora è presto e per adesso Salvini si mette ad aspettare l'esito del secondo mandato esplorativo. Se andrà male però vorrà tornare in partita da protagonista.
Ci prova già lanciando frasi volutamente ambigue. Infatti parlando davanti agli elettori del Friuli dice: "Se quelli con cui dovreste ricostruire cominciano a litigare e non si mettono d'accordo, alla fine possiamo tirarci su le maniche e provare a far da soli". Quelli che litigano sono Di Maio e Berlusconi. Coloro che dovrebbero provare a fare da soli sono i leghisti, ma dal Carroccio viene confermato che il centrodestra non verrà sacrificato, quindi con il leader di Forza Italia non ci sarà alcuno strappo: "Se Di Maio fallirà con il Pd sarà lui a dover fare un passo indietro". Questo è quanto emerge sempre nei ragionamento in corso tra lo stato maggiore della Lega.
Dunque Salvini ha in mente di indicare, quando e se sarà chiamato per un terzo giro di consultazioni al Quirinale, una nuova strada: "Io non dico ho vinto e comando io, va bene anche un nome terzo che sia scelto da partiti che hanno vinto". Ma in questo caso, il nome vuole farlo lui.
Ormai la rabbia è diventata quasi isterismo, nonostante Salvini parli di "delusione". Forse nei riguardi di Di Maio con cui per cinquanta giorni ha messaggiato e scambiato telefonate. Per la Lega è la giornata più lunga, vissuta al cardiopalma. È mattina presto quando Salvini osserva i risultati del Molise che, pur avendo consegnato la vittoria al centrodestra, pongono per il leader del Carroccio un ulteriore ostacolo nella formazione del governo. Per lui le percentuali diventano la prova che l'asse Lega-Forza Italia non può essere rotto. A effetto domino ci sarebbero ricadute su tutti i territori e con le elezioni comunali alle porte non se lo può permettere.
La confusione è tale che Salvini per l'ennesima volta chiede a Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi di sedersi insieme attorno a un tavolo, nonostante dal capo del Movimento 5 Stelle da giorni arrivi una risposta negativa. Poco dopo, quando ancora Roberto Fico non ha ricevuto l'incarico esplorativo dal presidente Mattarella, il leader della Lega chiede di essere ricevuto. Eppure poche ore dopo si saprà che è un incarico ristretto al campo Pd-M5s. Quindi lo sfogo: "Bisogna rispettare sempre le indicazioni del Presidente ecc. ecc. ma farò di tutto perché non accada questa presa in giro".
Il tutto viene condito da proclami elettorali in vista del voto di domenica: "Torno in Friuli con Fedriga presidente e ci torno da Presidente del Consiglio". Sembra propaganda, ciò che è certo è che Salvini spera nel fallimento di Di Maio per tornare centrale.
Nessun commento:
Posta un commento