Insieme alle parole ed alle frasi di uso più comune, una delle prime cose che si impara di una lingua straniera sono i numeri; la cosa è ben nota a chi pratica Arti marziali di origine giapponese, perché spesso gli esercizi vengono eseguiti con il ritmo scandito ad alta voce dall’istruttore, a cui fanno eco i kiai dei praticanti. In Giappone è comune raggruppare gli oggetti in multipli di cinque o dieci, quale diretta conseguenza dell’uso, fin dalla notte dei tempi, delle dita delle mani per fare di conto, tanto che anche oggetti che in occidente vengono usualmente venduti in gruppi da sei o da dodici, quali bicchieri, piatti o posate per la tavola, nei negozi nipponici sono commercializzati in set da cinque o dieci pezzi.
In base a ciò, durante la pratica marziale di ciascun esercizio vengono eseguite una o più serie da dieci ripetizioni percui, dopo pochi mesi di allenamento, quasi tutti hanno memorizzato la pronuncia della prima decina di numeri (1= ichi, 2= ni, 3= san, 4= shi oppure yon, 5= go, 6= roku, 7= shichi oppure nana, 8= hachi, 9= ku oppure kyuu, 10= juu) mentre non sempre si sa come pronunciare i numeri successivi.
In effetti, la cosa è più facile di quel che appare, perché i numeri da undici a diciannove vengono pronunciati, al contrario dell’italiano, anteponendo il termine “dieci” al numero di unità; in altre parole, tredici si dice juu-san, diciotto juu-hachi e così via.
Stessa regola per tutti gli altri numeri, in cui si dice quante decine ci sono e poi quante unità, percui ad esempio venticinque si dice ni-juu-go, trentasette san- juu-shichi, ecc. Il numero cento si traduce hyaku, mille con sen, diecimila con (ichi)man e cento milioni con (ichi)oku, numeri principali sulla cui base si possono costruire i relativi multipli con le regole già viste.
Una cosa che non tutti sanno è che in Giappone, oltre ad esserci almeno tre alfabeti (kanji, hiragana e katagana) ci sono anche due sistemi numerali. Quello appena descritto, essendo di origine cinese come i kanji, venne adottato dai nobili e dagli eruditi ed ebbe quindi vasta diffusione. Il secondo invece è l’antico sistema dei popoli nativi del Giappone, limitato ai soli primi dieci numeri, che sono: 1= hitotsu, 2= futatsu, 3= mittsu, 4= yottsu, 5= itsutsu, 6= muttsu, 7= nanatsu, 8= yattsu, 9= kokonotsu, 10= too. Nell’uso comune queste denominazioni sono impiegate solo per indicare cose od oggetti senza una forma precisa o difficili da inquadrare in una categoria specifica (pietre, stelle, problemi teorici, idee, ecc.) ma se ne può trovare traccia, oltre che nel sistema più diffuso (la pronuncia di 4 e 7 è molto simile nei due sistemi) nel nome di tecniche marziali ed oggetti antichi: ad esempio un attacco consistente nell’essere afferrati alle da due avversari si indica sia con ninin-dori che con futatsu-dori, ancora il mon (stemma) del Clan Mitsubishi, che ha dato i natali alla omonima multinazionale, è la rappresentazione grafica del nome della casa (mittsu = tre, bishi / boshi = rombi). Per il momento finiamo qui, prossimamente affronteremo la complessa questione dei differenti modi in cui in Giappone si contano gli oggetti.
Una cosa che non tutti sanno è che in Giappone, oltre ad esserci almeno tre alfabeti (kanji, hiragana e katagana) ci sono anche due sistemi numerali. Quello appena descritto, essendo di origine cinese come i kanji, venne adottato dai nobili e dagli eruditi ed ebbe quindi vasta diffusione. Il secondo invece è l’antico sistema dei popoli nativi del Giappone, limitato ai soli primi dieci numeri, che sono: 1= hitotsu, 2= futatsu, 3= mittsu, 4= yottsu, 5= itsutsu, 6= muttsu, 7= nanatsu, 8= yattsu, 9= kokonotsu, 10= too. Nell’uso comune queste denominazioni sono impiegate solo per indicare cose od oggetti senza una forma precisa o difficili da inquadrare in una categoria specifica (pietre, stelle, problemi teorici, idee, ecc.) ma se ne può trovare traccia, oltre che nel sistema più diffuso (la pronuncia di 4 e 7 è molto simile nei due sistemi) nel nome di tecniche marziali ed oggetti antichi: ad esempio un attacco consistente nell’essere afferrati alle da due avversari si indica sia con ninin-dori che con futatsu-dori, ancora il mon (stemma) del Clan Mitsubishi, che ha dato i natali alla omonima multinazionale, è la rappresentazione grafica del nome della casa (mittsu = tre, bishi / boshi = rombi). Per il momento finiamo qui, prossimamente affronteremo la complessa questione dei differenti modi in cui in Giappone si contano gli oggetti.
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