Pianta alluconogena dalla quale si ricava l'oppio e da esso diversi allucinogeni quali principalmente la morfina e l'eroina.
Classificazione botanica
Regno: Plantae
Subregno: Tracheobionta
Divisione: Magnoliophyta (ex Angiospermae)
Classe: Magnoliopsida (ex Dicotyledones)
Subclasse: Magnoliidae
Ordine: Papaverales
Famiglia: Papaveraceae
Genere: Papaver
Specie: Papaver somniferum
Caratteristiche generali
Il Papaver somniferum, conosciuto come Papavero da Oppio, appartiene alla famiglia delle Papaveraceae, originario della Turchia anche se oramai è una specie diffusa in tutto il mondo nelle zone a clima temperato.
E' una pianta erbacea, a ciclo annuale La radice è un fittone. Il fusto è diritto, poco ramificato e non supera il metro e mezzo di altezza. Le foglie sono semplici, isolate, prive di stipole, divise o laciniate.
I fiori sono terminali, isolati, ermafroditi che però hanno la particolarità (come tutte le Papaveraceae) di essere sprovviste di nettare per cui l'impollinazione è di tipo entomogamo vale a dire che avviene per mezzo di insetti pronubi pollinofagi che vengono attirati dai colori vivaci dei fiori e non dal nettare.
I fiori sono grandi fino a 10 cm di diametro e formati da due sepali che cadono quando i petali si schiudono staccandosi dalla base e da quattro petali con colori che variano dal bianco, al rosato, al lillà, al rossastro con una macchia violacea alla base nella varietà album.
I frutti del papavero sono delle capsule dove i semi cadono solo in seguito a forti scosse di vento perchè i pori sono posti nella parte superiore della capsula che non si piega a maturazione. La forma è generalmente emisferica, depressa nella parte superiore.
Le pareti delle capsule sono ricche di latice che nel Papaver somniferum è bianco e contiene numerosi alcaloidi dai quali si ottiene l'oppio.
I semi sono numerosi e privi di alcaloidi.
La varietà che viene utilizzata per estrarre l'oppio è il papavero bianco (Papaver somniferum var. album Mill.) mentre le altre varietà a semi scuri, sono coltivate per i semi o come piante ornamentali.
Le varietà che ritroviamo spontanee in Italia sono principalmente il Papaver somniferum var. setigerum e il Papaver rhoeas (conosciuto come rosolaccio) entrambi con basse percentuali di alcaloidi.
Papaver Rhoeas |
Papaver somniferum setigerum |
Il papavero bianco (Papaver somniferum var. album) non si trova allo stato spontaneo.
Prodotti che si ottengono dal Papaver Somniferum
Dal papavero da oppio si estrae l'oppio. In base alle definizioni dell'OMS si definiscono oppioidi tutti gli alcaloidi derivati dal papavero da oppio, i suoi derivati sintetici ed i composti sintetizzati nell'organismo che interagiscono con gli stessi recettori specifici del cervello che hanno la capacità di alleviare il dolore e dare una sensazione di benessere. Mentre si definiscono oppiacei tutto il gruppo di alcaloidi derivati dal papavero da oppio (papaver sumniferum) che hanno la capacità di alleviare il dolore, indurre euforia e, in dosi elevate, stupore come e depressione respiratoria. Il termine non include i prodotti di sintesi.
Gli alcaloidi dell'oppio ed i suoi derivati semisintetici sono: la morfina, la diacetilmorfina (diamorfina, eroina), la hidromorfina, la codeina e la oxicodona. Gli oppioidi sintetici sono il metadone, la petidina (meperidina) e la pentazocina mentre i composti endogeni (neuropeptidi cerebrali naturali che vengono prodotti dal nostro organismo) con azione oppiacea sono le endorfine e le encefaline.
OPPIO
Si ottiene dalle capsule ancora verdi immature del papaver somniferum. Una volta che le capsule sono ben sviluppate si fa una leggera incisione orizzontale o verticale in genere dopo circa due settimane dalla caduta dei petali e si fa fuoriuscire il latice.
Si aspetta qualche ora per dare il tempo alle gocce di latice di diventare brune e a quel punto sono pronte per essere raccolte.
La raccolta avviene mediante raschiamento dalla capsula e le gocce raccolte si riuniscono assieme.
I pani così ottenutI rimangono di colore scuro, bruno, e più o meno duri a seconda del metodo di confezionamento e della zona di origine. Una volta secco rimane duro e friabile.
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Può essere ingerito o fumato. Nei paesi occidentali si scalda una pallina di oppio su della carta stagnola e si inala il fumo. Tradizionalmente viene fumato in apposite pipe dopo averlo adeguatamente preparato. Può essere anche ingerito masticando le palline oppure mischiandolo agli alimenti o alle bevande.
Ogni capsula del papaver somniferum può contenere dai 20 ai 50 milligrammi di oppio di sapore molto amaro e di colore verde scuro- bruno all’interno.
Il contenuto di morfina nell'oppio può variare dal 3 al 25 % con valori medi che si avvicinano al 10%.
Dall'oppio si ottengono diversi derivati alcaloidi ed i più importanti sono:
MORFINA
La morfina è un alcaloide che si trova maggiormente nei pericarpi di Papaver somniferum e viene prodotta a partire dall'oppio.
Viene utilizzata in medicina come potente analgesico per il trattamento del dolore acuto e cronico. La morfina per le sue elevate proprietà analgesiche è il prodotto maggiormente utilizzato in campo medico nella terapia del dolore.
La morfina è circa il 9-16% in peso dell'oppio.
PAPAVERINA
La papaverina ha effetti minimi sui centri del dolore e viene usata come sedativo della muscolatura liscia: delle arterie, dei visceri e dell'utero. Viene anche usata nei casi di coliche nefritiche ed epatiche, come vasodilatatore nei casi di insufficienza circolatoria cerebrale.
La papaverina rappresenta circa lo 0,5 - 2,5% in peso dell'oppio.
CODEINA
La codeina è un alcaloide con effetto sedativi e viene ottenuta prevalentemente tramite metilazione della morfina. La codeina nelle dosi terapeutiche non è tossica ed ha un effetto dieci volte meno potente della morfina.
La codeina è circa lo 0,8 -2,5 in peso % dell'oppio.
EROINA
L'eroina (diacetilmorfina) è una sostanza semisintetica (ottenuta in parte in laboratorio) che si ottiene dalla morfina estratta dall'oppio mediante trattamento con anidride acetica (acetilazione), questa reazione chimica rende la molecola maggiormente liposolubile, il che rende l'eroina, rispetto alla morfina, più facilmente penetrabile a livello cerebrale. La reazione chimica per ottenere l'eroina è molto semplice e non sono necessari laboratori o strutture particolari e questo rende molto difficile il controllo di questa droga da parte degli organi preposti.
Si presenta come una polvere finissima di colore bianco, bruno o rossastro, a seconda della purezza. Può avere odore di acido acetico.
L'eroina è solubile in acqua e si inietta direttamente in vena. Può anche essere inalata.
Effetti dell'oppio e dei suoi derivati
L'OPPIO rispetto ai suoi derivati, ha un effetto molto diverso ad esempio rispetto alla morfina pura dovuto al fatto che agisce in concomitanza con tutti gli altri alcaloidi presenti.
Tutti i derivati ma in particolare l'oppio puro ha la particolarità di provocare una piacevole sensazione di euforia, di benessere, di distacco dalla realtà, una ridotta sensibilità al dolore, all'ansia ed allo stress. Agisce sul sistema nervoso centrale con meccanismi del tutto simili alle endorfine, presenti e prodotte naturalmente nel nostro organismo. Utilizzano infatti gli stessi recettori ed hanno un effetto benefico del tutto simile.
E' una sostanza che provoca dipendenza, per cui una volta che svanisce l'effetto si hanno crisi di astinenza diventando dei veri e propri tossicodipendenti e l'astinenza provoca irrequietezza, insonnia, tremori e dolori vari per arrivare all'apatia, alla perdita di iniziativa ed interessi, scarso appetito, dimagrimento. Una dose elevata provoca un sonno pesante, ma una vera overdose può provocare la morte.
LA MORFINA è estremamente efficace per combattere il dolore fisico ed è deprimente nei confronti del sistema respiratorio e quindi della tosse.
Come agisce: la morfina deprime i centri situati nel cervello, preposti al controllo della quantità di anidride carbonica nell'organismo. Quando la quantità di anidride carbonica sale oltre una certa soglia da questi centri viene dato "l'ordine" di aumentare la respirazione per smaltire la quantità di anidride carbonica in eccesso nel sangue. Poichè la morfina agisce su questo meccanismo, se questo recettori vengono inibiti non si ha un aumento della respirazione e quindi non si ha lo smaltimento dell'anidride carbonica.
Infatti i sintomi di overdose sono sonnolenza, difficoltà respiratoria con conseguente riduzione, rallentamento dei battiti cardiaci, abbassamento della pressione arteriosa e della temperatura corporea e se non si interviene tempestivamente sopraggiunge la morte per paralisi respiratoria.
Un sintomo caratteristico di overdose è il restringimento della pupilla "a capocchia di spillo" ed è fondamentale un rapidissimo intervento medico.
C'è da dire inoltre che la morfina aumenta sensibilmente la resistenza al dolore agendo sul sistema nervoso modificando la biochimica della trasmissione degli impulsi nervosi preposti alla trasmissione del dolore quindi è un eccellente antidolorifico associato al fatto che generando euforia, dà una sensazione di benessere.
La morfina viene normalmente somministrata per via endovenosa anche se può anche essere anche ingerita (ma in questo caso nel occorre una quantità maggiore per raggiungere gli stessi effetti) o presa per via sottocutanea e intramuscolare (ha l'inconveniente che può provocare irritazione dei tessuti).
L'EROINA (chimicamente chiamata anche diacetilmorfina) è una sostanza semisintetica che si ottiene dalla morfina per reazione con l'anidride acetica molto più potente e pericolosa sia della morfina che dell'oppio.
I suoi effetti sono simili a quelli degli altri derivati solo in maniera più amplificata. La sensazione di benessere fisico e psichico è enorme ed ha un effetto potente come sedativo ed analgesico solo che non viene utilizzata in tal senso perchè basta usarla pochissime volte che si crea dipendenza così come anche le dosi letali sono molto più basse e quindi il rischio di overdose è maggiore.
I sintomi da astinenza sono simili a quelli della morfina solo molto più violenti: coliche addominali, vomito, diarrea, inappetenza, brividi violenti, pallore, rifiuto del cibo e impossibilità a dormire. Se la situazione si aggrava si hanno angoscia profonda e grave difficoltà respiratoria. Se si riesce a resistere, questi sintomi si attenuano col tempo molto lentamente e per scomparire nel giro di tre/quattro settimane. E' spesso necessario somministrare droghe sostitutive (quali ad esempio il metadone), che vengono gradualmente ridotte fino all’eliminazione della dipendenza fisica.
Anche l’eroina si assume generalmente per via endovenosa anche se può essere anche "sniffata" e "fumata".
Storia del Papaver Somniferum
L'uso di questa pianta si perde nella notte dei tempi. Pare che già i Sumeri 5000 anni fa, lo utilizzavano chiamandolo "pianta della gioia".
Era noto agli antichi egizi che utilizzavano l'oppio come calmante.
Ippocrate (circa 460 - 377 a.C) nel IV secolo a.C., lo consigliava come rimedio per diverse malattie. Ma già da allora, alcuni studiosi iniziavano a capire come funzionava infatti Erasistrato di Chio (nato nel 330 a.C.), anatomista greco tra i fondatori della grande scuola medica di Alessandria d'Egitto avvertiva dei pericoli insiti nel consumo dell'oppio.
In Italia e quindi in Europa iniziò a diffondersi solo quando Roma conquistò la Grecia (146 a.C.).
Che questa droga nell'antichità fosse importante lo dimostra anche il fatto che era entrato a far pare della famosissima "Teriaca" (dal greco "Therios") un antichissimo rimedio polifunzionale che per ben 18 secoli veniva preparato ed usato come rimedio per ogni male la cui invenzione si fa risalire a Mitridate, re di Ponto(132–63 a.C.). Si racconta che la ricetta sia stata ritrovata tra le cose di Mitridate da Pompeo e da qui il nome di “elettuario di Mitridate” (l'elettuario è un preparato farmaceutico semidenso formato da miscugli di farmaci impastati con miele e sciroppi). Fu però Andromaco il Vecchio, medico di Nerone (37 – 68 d.C.), che perfezionò la ricetta che si ampliò con il tempo con l'aggiunta di nuove erbe e sostanze (in tutto alla fine erano 74) tra cui anche l'oppio che doveva provenire rigorosamente da Tebe, in quanto considerato di qualità superiore rispetto a quello Turco.
Galeno, affresco del XIII sec., Cripta del Duomo -Anagni (FR Lazio) |
Lo stesso Galeno ( (131 – 201 d.C.), il più grande medico dell'antichità, lo usava ripetutamente per i sintomi di avvelenamento, cefalee, problemi di vista, epilessia, febbre, sordità e lebbra e sembra che con questa pozione abbia curato l'imperatore romano Marco Aurelio (121 – 180 d.C.) sino a farlo divenire oppiomane, come testimoniano i resoconti clinici compilati dal medico.
Dopo la caduta dell'impero romano ci sono state tramandate poche notizie sul suo consumo in Europa, mentre si sa che nella farmacologia araba, Avicenna (980 – 1037, medico, filosofo, matematico e fisico persiano, una delle figure più note nel mondo islamico della sua epoca, diventato famoso in Europa grazie alla Scuola Medica Salernitana) introdusse l'uso di questa droga nel suo paese.
Paracelso, Rubens |
Paracelso (Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelsus o Paracelso, 1493 – 1541) alchimista, astrologo e medico svizzero, una delle figure più rappresentative del Rinascimento italiano, elaborò, a partire dall'oppio, il farmaco divenuto molto famoso con il nome di "laudano", un narcotico con gli effetti degli oppiacei oggi non più usato.
Con il passare degli anni in Europa il suo uso iniziava a diventare molto comune tanto che nella seconda metà del Medioevo l'Inquisizione giunse al punto di vietarne l'uso anche come medicinale. Mentre nello stesso periodo in Turchia ed in Egitto l'uso di questa droga diventava sempre più diffuso a livello popolare.
Thomas Dover (1660-1742), nel 1710 elaborò un preparato contro la gotta a base d'oppio, liquirizia, salnitro e ipecacuana: la famosa "Polvere di Dover" che divenne uno dei farmaci più usati della sua epoca per curare la gotta.
Nei paesi asiatici ed in particolare in Cina si iniziò ad usare in maniera importante verso il 1100 a.C., a causa di alcuni cibi preparati a base di oppio ed il consumo andava via via aumentando fino a quando si ebbe una svolta significativa quando nel 1644 l'imperatore Tsung Chen vietò l'uso del tabacco, diventato una piaga sociale. A questa proibizione i cinesi lasciarono il tabacco ma iniziarono a fumare oppio puro che si diffuse a tal punto che nel 1729, l'imperatore Yung Chiang emanò una legge che ne proibiva l'uso e lo spaccio, leggi che furono totalmente ignorate.
E' importante sottolineare che chi venne maggiormente leso da questa legge in realtà fu l'impero britannico in quanto era il solo importatore dell'oppio dalle Indie in Cina. Ricordiamo che siamo negli anni della colonizzazione inglese delle Indie, la famosa Compagnia delle Indie Orientali britannica. In quegli anni accadeva che in Inghilterra aumentasse in maniera spropositata la richiesta di tè che era importato dalla Cina. Questo particolare è messo in rilievo in quando di estrema importanza perchè, poichè i cinesi non importavano più alcun prodotto inglese, gli inglesi iniziarono ad importare clandestinamente l'oppio in Cina, spostando la bilancia commerciale a favore dell'oppio rispetto al tè (i cinesi si facevano pagare molto caro il loro tè).
Si arriva quindi al 1840 quando, con il pretesto della distruzione di un imponente carico di oppio inglese da parte delle autorità cinesi, si scatenò la prima guerra dell'oppio fra Cina e Inghilterra che si concluse due anni dopo con la resa della Cina con il trattato di Nanchino, che stabiliva la cessione di Hong Kong alla Gran Bretagna, l'apertura dei porti cinesi al commercio internazionale e il pagamento da parte della Cina di una ingente somma di denaro anche a risarcimento del carico distrutto nel 1840.
Nel 1856 scoppiava la seconda guerra dell'oppio tra Cina ed Inghilterra, che però nel frattempo si era alleata agli USA ed alla Francia che ebbe come conclusione la resa della Cina con la legalizzazione del commercio di questa droga.
E' stato calcolato che nel 1890, il mercato cinese avesse al suo attivo 120 milioni di fumatori abituali e 10 milioni di oppiomani su una popolazione di 380 milioni di persone.
I cinesi però nel frattempo, per ridurre le importazioni iniziarono a coltivare il papaver somniferum arrivando in questo modo agli inizi del 1900 a produrre circa 35.000 tonnellate di oppio, circa i 90% della produzione mondiale.
Va da se che da quel periodo l'uso di questa droga si era diffuso in tutto il mondo. La stessa America aveva al suo attivo, un americano su 100 dipendente dall'oppio.
Si iniziò così in tutti i paesi del mondo un duro controllo: l'America fu la prima nel 1905 che con il "Pure Food and Drug Act" regolamentò la vendita dei preparati a base d'oppio, obbligando i fabbricanti a specificare la composizione dei prodotti sulle confezioni impedendo quindi il libero mercato e la vendita di preparati "fai da te". Nel 1909 ne venne poi vietato l'uso e l'importazione se non per uso strettamente medico-scientifico. Nel gennaio 1912, all'Aja veniva ratificata la convenzione internazionale sull'oppio con la quale l'uso di questa sostanza e degli oppiacei era possibile solo sotto stretto controllo medico, rendendone obbligatoria la prescrizione. E via via tutte le nazioni emanavano leggi contro il suo uso e la vendita.
Nonostante ciò il commercio proliferava e sempre maggiori persone si avvicinavano a questa droga.
In Cina nel 1941 il generale Chiang Kai Shek ordinava la distruzione di tutte le coltivazioni di questa pianta anche se questo non fermò la produzione clandestina a testimonianza del fatto che nel 1946 i fumatori di oppio erano circa 40 milioni
Da allora il commercio ed il consumo non si è arrestato e nonostante le politiche di tutti i paesi del mondo ne vietano l'uso, la produzione ed commercio illegale, il numero delle persone che fanno uso di queste sostanze è in costante crescita.
Vi devo parlare di un perfetto sconosciuto ai più, un certo Felix Hoffmann, un tedesco nato in Germania e precisamente a Ludwigsburg, il 21 gennaio 1868.
Felix Hoffmann (foto a sinistra) era un chimico che aveva trovato lavoro presso un'azienda che all'epoca era poco più di un piccolo negozio di preparazioni galeniche ma che ai nostri giorni è un colosso multinazionale: la Bayer. Hoffmann viveva in un periodo in cui non esistevano medicine di sintesi come ci sono oggi, non esisteva neanche la penicillina (scoperta da Fleming nel 1928) e si faceva affidamento quasi esclusivamente sui preparati naturali.
Ciò che esisteva era la morfina (la morfina fu isolata per la prima volta nel 1804 da Armand Séquin che la chiamò così in onore di Morfeo, il dio del sonno e dei sogni mentre un anno più tardi, nel 1805 Friedrich Wilhelm Sertürner, uno speziale tedesco di soli vent'anni mise a punto un metodo economico per isolare e produrre la morfina dall'oppio) per cui Hoffmann ebbe l'intuito di riprendere un esperimento di C.R. Wright un ricercatore inglese, che nel 1874 pensò di realizzare un antidolorifico più blando della morfina provando a farla reagire con dell'anidride acetica (reazione oggi chiamata acetilazione della morfina). I risultati che ottenne li considerò però deludenti per cui abbandonò la ricerca.
Ventritrè anni dopo Hoffmann pensò di riprendere l'idea e nonostante il parere contrario dei suoi superiori riprovò la stessa preparazione di Wright, ma mettendo l'acido salicilico al posto della morfina. Il risultato fu una sostanza solida biancastra, che si sbriciolava al contatto e che testata sugli animali che avevano la febbre si dimostrò efficacissima.
Con successive sperimentazioni notò poi che era efficace anche contro i dolori lievi, come antinfiammatorio, come anticoagulante e fluidificante sul sangue. Era il mese di agosto del'anno 1897 ed Hoffmann aveva appena inventato l'ASPIRINA.
Hoffmann però, pur contento del risultato ottenuto non si fermò qui. Infatti la grossa necessità della sua epoca era trovare qualcosa che fosse efficace nei confronti di patologie molto gravi quali la tubercolosi e le gravi malattie respiratorie in genere, molto diffuse a quell'epoca. L'unica sostanza di una certa potenza era sempre la morfina così, ripensando sempre al lavoro di Wrightm, ripetè l'acetilazione della morfina ed ottenne una nuova molecola di sintesi (erano passate solo due settimane dalla scoperta dell'aspirina). In un primo momento sembrava che i risultati ottenuti fossero buoni ed anche le successive sperimentazioni avevano dato esito positivo sia nelle malattie pneumologiche che neurologiche, per via delle proprietà sedative sul centro del respiro che furono interpretate frettolosamente, come migliorata efficienza respiratoria.
L'uso di questa sostanza iniziò così su larga scala per curare dapprima le diverse patologie polmonari ma successivamente ogni tipo di male, in quanto le persone che l'assumevano dicevano che avevano delle sensazioni di benessere, di pace, mai provate. Nel giro di poco tempo la sua diffusione tra la popolazione divenne irrefrenabile e fu così che si iniziò a notare che le persone che la consumavano diventavano dipendenti.
Addirittura in Cina iniziò a sostituire l'oppio. In Europa si diffuse allo stesso modo così come in medio oriente.
Insomma Felix Hoffmann, acetilando la morfina aveva sintetizzato una nuova molecola che chimicamente si chiama Diacetilmorfina ma che commercialmente aveva il nome di EROINA chiamata così dalla Bayer dalla parola tedesca "heroisch = energico, eroico" perchè, secondo la Bayer, questo nome ne rappresentava tutte le sue caratteristiche ed era ...... "priva di controindicazioni"!
(Una piccola annotazione: sono andata a curiosare nel sito della Bayer.com per cercare informazioni su Felix Hoffmann. Gli viene dedicata una pagina, ma come scopritore solo dell'aspirina.)
Heinrich Dreser, l'allora farmacologo della Bayer, iniziò così la sperimentazione della nuova molecola sintetizzata e dai suoi esperimenti sugli animali dedusse che migliorasse le funzioni respiratorie e calmasse la tosse (erroneamente interpretò la riduzione degli atti respiratori come un miglioramento della profondità e della qualità degli stessi). Iniziarono così gli studi e le sperimentazioni sugli essere umani tanto che nel 1910 gli studi clinici eseguiti con l’eroina riguardavano circa 10.000 pazienti e quasi tutti la giudicavano più che positiva e quasi nessuno parlava di dipendenza. Con il passare degli anni l'uso dell'eroina venne esteso anche ad altre patologie quali ad esempio l’angina pectoris, l’insufficienza miocardica, l’aneurisma aortico, il cancro dello stomaco, l’influenza, la sclerosi multipla, varie malattie ginecologiche, il parto ecc. Veniva utilizzata anche per deprimere l'appetito sessuale in quanto si era osservato che i pazienti trattati con l'eroina lamentavano impotenza.
Oggi l'eroina come farmaco è legalmente autorizzato (e sotto stretto controllo medico), solo in Inghilterra (dove viene anche usato per la disintossicazione), Belgio, Canada, Irlanda, Malta e Svizzera.
Paesi maggiori produttori
Secondo il rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (2008), per il 2007 l'Afghanistan ha prodotto da solo il 93% dell'oppio mondiale, seguito da Myanmar e Messico.
La produzione dell'oppio nel 2007 è aumentata del 34% rispetto al 2006 raggiungendo le 8.870 t, grazie all'incremento della produzione afgana stimata intorno alle 8.200 t con un conseguente aumento della produzione di eroina raggiungendo un livello record nel 2007 pari a per un totale di 733 t.
In pratica allo stato attuale l'Afghanistan può praticamente considerarsi l'esclusivo fornitore mondiale.
Antonio Maria Costa, Direttore dell'Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) afferma "escludendo la Cina nel XIX secolo, nessun altro paese ha mai prodotto narcotici a un tale livello". L'estensione delle terre utilizzate per coltivare il Papaver somniferum in Afghanistan è infatti attualmente maggiore di tutta la coltura della coca in America latina, Colombia, Perù e Bolivia messe insieme.
Le vie attraverso le quali giunge in Europa sono fondamentalmente due: la "rotta dei Balcani" (e le sue ramificazioni che transitano attraverso il Pakistan, l’Iran e la Turchia) e la «via settentrionale» utilizzata con maggiore frequenza attraverso l’Asia centrale e la Federazione russa. All’interno dell’Unione europea hanno un ruolo importante come centri di distribuzione secondari l'Inghilterra, i Paesi Bassi ed il Belgio. |
Curiosità
Il termine "papaver somniferum" deriva da "Somnus" il dio greco protettore del sonno per gli effetti rilassanti mentre la parola "oppio" deriva dal greco "opos = succo o lattice".
Avvertenze
I derivati dell'oppio sono a tutti gli effetti delle droghe e come tali vanno assunti solo sotto stretto controllo medico.
Linguaggio dei fiori
Sono due i papaveri "famosi": il Papaver somniferum meglio conosciuto come PAPAVERO DA OPPIO che non si trova allo stato spontaneo ed il Papaver rhoeas o ROSOLACCIO che è il papavero selvatico rosso spontaneo che ritroviamo in tutti i campi.
Ovviamente le caratteristiche dei due papaveri sono molto diverse tra loro ma il significato è lo stesso.
Il papavero rosso (così come il papavero da oppio), per via delle sue caratteristiche blandamente sedative e antispasmodiche, soggetto all'influenza di Saturno, è stato considerato il simbolo della pigrizia, della misantropia e della mollezza di carattere.
A causa del suo colore rosso vivo, specialmente il rosolaccio, ha evocato immagini molto più potenti e solari come scrive John Ruskin (scrittore, pittore, poeta e critico d'arte inglese, 1819-1900) "(...) non è possibile immaginare un tipo di fiore più completo, più genuino e assolutamente puro; dentro e fuori tutto fiore. Nessuna limitazione di colore dappertutto, nessuna esteriore volgarità, nessun segreto interiore; aperto al sole che l'ha creato, finemente rifinito sopra e sotto, fin giù al più estremo punto di innesto".
Il papavero è anche associato al simbolo del potere. Infatti chi di noi non ha mai detto "gli alti papaveri della politica" oppure "è stato qualche grosso papavero a procurargli quella carica". Questo fatto è da ricollegare ad una antica leggenda che ha come protagonista Tarquinio il superbo, uno dei re di Roma. Si narra infatti che Tarquinio il superbo per far vedere al figlio il metodo migliore per impossessarsi della città di Gabi fece buttare giù con un bastone i papaveri più alti del suo giardino che significava che si dovevano prima distruggere le più alte cariche, le persone più importanti ed autorevoli.
Una volta il fiore di papavero veniva anche usato per rappresentare la fedeltà: si prendeva un suo petale e si posava sul palmo della mano e si colpiva con un pugno, se si sentiva un rumore come di schiocco voleva dire che l'amato/a era fedele.
Nel linguaggio dei fiori il papavero simboleggia invece l'orgoglio sopito.
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