Da qualche anno sono arrivati sul mercato europeo i minuscoli semi dell’amaranto (Amaranthus spp.), tenuti in grande considerazione per l’interessante profilo nutrizionale. Questo prezioso alimento ci giunge dall’America, benché allo stesso genere appartengano anche piante di origine europea già considerate sacre. Il termine "amarantos" deriva dal greco e significa "non appassisce". Da qui il significato attribuito dagli ellenici di pianta dell'amicizia, della stima reciproca, ed espressione di tutti i sentimenti veri immutabili nel tempo, poiché eterni e unici. Nella mitologia greca si narra che le dee amassero essere festeggiate con ghirlande di amaranto; quindi l'amaranto era utilizzato per ottenere protezione e benevolenza. I romani attribuivano all'amaranto il potere di tenere lontana l'invidia e la sventura.
Nel ‘500 sembra che l’amaranto incontrava favore sapratutto per le sue proprietà curative: «Infusa la radice e 'l fiore in vino per una notte, e poi cotta, bevendo questo vino purga la madrice [l’utero. N.d.A.]: il fior bevuto, giova a dissenterici e celiaci” scrisse il Durante, sottolineando poi che “il seme bevuto con vino fa abbondanza di latte».
Non molto diversi gli impieghi dei popoli azteco, maya e inca, presso cui l’amaranto rivestiva tra l'altro una forte sacralità ed era al centro di molti rituali. Per esempio gli aztechi impastavano i semi con succo d’agave e ne ricavavano statuine da consumare durante una cerimonia religiosa che, agli occhi dei conquistadores, sembrava un’eucarestia sacrilega. Gli spagnoli ne vietarono la coltivazione, ma per fortuna qualche contadino più ostinato continuò a seminare l’amaranto. Così, ancora oggi gli usi medicinali e alimentari della pianta si intrecciano strettamente in America centro-meridionale, e i messicani continuano a preparare dei dolcetti con miele (alegria), lontani eredi delle statuine rituali. Ma più che altro i semi, apprezzati per il gusto di nocciola, sono impiegati al pari dei cereali. Il loro valore sta nella ricchezza di proteine ben assimilabili, di sali minerali, vitamine e fibre; nella digeribilità; nell’assenza di glutine, che li rende adatti ai celiaci. Localmente vengono consumate anche le foglie, crude o cotte come gli spinaci, mentre i bei fiori cremisi vengono impiegati tra l’altro come coloranti: per esempio, ravvivano le guance delle peruviane durante il carnevale.
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